Discoteche, la Spagna chiude tutto. L’Italia resta a guardare mentre i positivi crescono

Ne parliamo dopo Ferragosto. Con il più scontato dei rinvii, il braccio di ferro tra Governo e Regioni sulla chiusura delle discoteche si è preso una pausa e...

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Ne parliamo dopo Ferragosto. Con il più scontato dei rinvii, il braccio di ferro tra Governo e Regioni sulla chiusura delle discoteche si è preso una pausa e così, nel giorno più importante dell’estate, nei locali all’aperto di quasi tutta Italia si potrà continuare a ballare, dimenticando che siamo nel 2020 e la pandemia del coronavirus sta macinando nuovi contagiati e, purtroppo, anche nuove vittime.


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Di fronte alle pressioni del ministro della Salute, Roberto Speranza, che chiedeva lo stop alle discoteche, preoccupato per l’incremento costante di contagiati, alla parallela opera di diplomazia telefonica del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, le Regioni hanno preso tempo. L’incontro in videoconferenza previsto per ieri è slittato e poco importa che il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, abbia spiegato: «Parliamoci chiaro, le discoteche vanno chiuse subito». Per salvare le apparenze e sancire la tregua, si punta sulle mascherine. In modo quasi bipartisan e sorprendentemente simile, sia l’Emilia-Romagna (centrosinistra), sia il Veneto (centrodestra) hanno emanato due ordinanze che dicono: l’affluenza nelle discoteche sarà ridotta del 50 per cento e sarà obbligatorio indossare la mascherina. Anche la Puglia, il giorno prima, aveva introdotto l’obbligo di mascherina, mentre solo la Calabria e la Basilicata hanno ordinato la sospensione dell’attività. In Abruzzo, la Regione ha ribadito che, come previsto dal Dpcm in vigore, in discoteca bisogna mantenere due metri di distanza e usare la mascherina. Il ministro Boccia: «Le misure adottate confermano la continua e leale collaborazione con il governo. Continueremo nelle prossime ore il monitoraggio pronti a ogni intervento». Spoiler: oggi in quasi tutta Italia le discoteche all’aperto proseguiranno l’attività. «Una follia - attacca l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato - serviva un intervento forte del governo che chiudesse le discoteche, cosa stiamo aspettando? L’epidemia è ripartita. Che senso hanno provvedimenti diversi da regione a regione? Magari io chiudo nel Lazio e i ragazzi vanno in Toscana. Il governo doveva decidere ciò che oggi ha deciso la Spagna». 

Ecco, gli spagnoli, che ieri hanno sfiorato i 3mila casi giornalieri, nelle riaperture dopo il lockdown avevano ecceduto in imprudenza, riaprendo praticamente tutto, discoteche comprese. Ieri repentina marcia indietro: chiusi tutti i club e i locali notturni. Addirittura, in tutto il Paese è vietato fumare all’aperto. L’Italia preferisce il compromesso, nel giorno in cui vede crescere ancora il numero dei nuovi casi positivi. Ieri 574, ci avviciniamo a quota 600. Non c’erano mai stati così tanti nuovi infetti in 24 ore dal 24 giugno. Il dato più alto nel Veneto (127), anche la Lombardia sfiora quota cento. E Regioni fino ad oggi sotto controllo, danno segnali di recrudescenza: 45 casi nel Lazio, 44 in Campania, 32 nelle Marche, 36 in Sicilia e 19 in Calabria. In Toscana c’è una storia che sembra l’esempio perfetto delle insidie di questi giorni, tra ragazzi che tornano positivi dalle vacanze e movida locale che alimenta il contagio: qualche giorno fa una ventenne di Pisa (successivamente risultata positiva) dopo essere rientrata da Mykonos, è andata a ballare in una discoteca di Marina di Pietrasanta. 550 ragazzi ora sono in quarantena e stanno facendo i test: ieri registrati due casi positivi collegati a quel cluster. L’altro giorno in tutta Italia è scattato l’obbligo di contattare l’Asl e sottoporsi al tampone per tutti coloro che tornano da Grecia, Croazia, Malta e Spagna. Ma il sistema dei servizi sanitari regionali rischia di non reggere all’onda d’urto, solo nel Lazio sono arrivate 5.000 telefonate. Negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino allestite da Adr le postazioni dove eseguire, da dopo Ferragosto, i tamponi rapidi, ma si tratta di un’eccezione, perché la maggioranza degli scali italiani non offrirà questa possibilità. A livello europeo situazione sempre più confusa: migliaia di turisti britannici che si trovavano in Francia sono tornati all’improvviso a casa, perché il Regno Unito da domani imporrà la quarantena a chi rientra da quel Paese. Irritata la Francia. La quarantena britannica vale anche per chi torna dall’Olanda.


Resta la conferma del fatto che l’epidemia interessa in gran parte i giovani: in Puglia ci sono cinque ragazzi, tra i 20 e i 30 anni, ricoverati in «condizioni severe» nei reparti di malattie infettive. Insomma, anche tra i giovani non è detto che il contagio non comporti problemi. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, per il 2 per cento di chi ha tra i 20 e i 30 anni ci sono sintomi «severi»: sembra una percentuale bassa, ma sui grandi numeri il discorso diventa molto delicato.
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Il Messaggero