Il bollettino della situazione Coronavirus in Italia a oggi, 8 aprile 2020, conta 139.422 contagi totali dall'inizio della pandemia. L'incremento rispetto a ieri è...
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LEGGI AHCHE Coronavirus, in Lombardia, nuovo calo dei ricoveri
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Terapie intensive ancora in calo. Per il quinto giorno consecutivo calano ancora i ricoveri in terapia intensiva. Sono 3.693 i pazienti nei reparti, 99 in meno rispetto a ieri. Di questi, 1.257 sono in Lombardia, in calo di 48 rispetto a ieri. Dei 95.262 malati complessivi, 28.485 sono poi ricoverati con sintomi - 233 in meno rispetto a ieri - e 63.084 sono quelli in isolamento domiciliare. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile.
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Boom di tamponi. Sono 51.680 i tamponi effettuati in un solo giorno per individuare i positivi al coronavirus: si tratta di uno dei maggiori incrementi dall'inizio dell'emergenza. Complessivamente sono stati fatti 807.125, dei quali oltre 409mila in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Ieri erano 755.445.
Borrelli: mantenere alta la guardia. «Ci sono ad oggi 26.491 guariti, con il nuovo record di 2.099 guariti in più rispetto a ieri. I guariti degli ultimi 10 giorni sono pari al 50 per cento del totale da inizio epidemia», ha detto il commissario Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione civile. «Dobbiamo mantenere alta la guardia e mettere in atto tutti quei comportamenti consigliati dagli esperti per evitare diffusione del virus», ha poi ribadito.
Il «serbatoio» di asintomatici. «Non siamo di fronte a una diminuzione netta, c'è un serbatoio di positivi.
«È ovvio che continuare con queste misure» di contenimento ci può portare all'abbattimento della curva», ha proseguito. «Sappiamo che siamo in un momento in cui la curva sta diminuendo, ma sappiamo anche che può risalire appena ci sono nuovi focolai». E dunque abbandonare i provvedimenti presi, «sarebbe deleterio» e «vanificherebbe tutti i sacrifici e le misure prese finora. Vediamo una prospettiva di vittoria ma non abbiamo vinto - conclude Ranieri Guerra - il momento di serrare le fila».
Uscire dal lockdown sarà possibile prevedendo una «riapertura a fasi» ma solo se sono garantiti dei «requisiti minimi» come, ad esempio, «la capacità di identificare con assoluta certezza entro 24-36 ore la casistica sospetta, con una presenza pervasiva sul territorio», ha risposto Guerra sulle linee guida per la Fase 2. «Bisogna riaprire per fasi: riaprire parzialmente quando ci saranno condizioni minime e poi a distanza di un paio settimane procedere con aperture successive in modo da poter contenere l'eventuale nuovo focolaio epidemico».
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Il Messaggero