Ha ammesso per la prima volta le sue responsabilità: quattro omicidi, tre ferimenti e una marea tra rapine e furti. E senza negare il suo «profondo disagio per tutto...
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Battisti, il figlio della vittima Sabbadin: «Passo avanti, ma non merita indulgenza»
Il verbale di Cesare Battisti: «I poliziotti brasiliani mi hanno consegnato agli italiani»
Una confessione che ha dato una certezza definitiva a quella pagina di storia già scritta dalla magistratura italiana e che, ha tenuto a precisare il suo difensore, Davide Steccanella, non è stata resa per ottenere «benefici, ma per restituire una immagine giusta del mio assistito, che non è quel mostro che può colpire ancora, come è stato descritto». Tante le prese di posizione della politica su quello che da più parti è stato definito il «pentimento tardivo» di Battisti, con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini che ha chiamato in causa anche chi ha coperto la latitanza: «Mi aspetto chiedano scusa quegli pseudointellettuali di sinistra che hanno coperto e difeso questo squallido personaggio».
Infine, quello dell'agente della Digos Andrea Campagna, al quale ha sparato a Milano il 19 aprile 1978. L'ex terrorista dei Pac ha parlato, oltre che della varie rapine per finanziare il gruppo eversivo, di tre ferimenti (di uno è stato l'esecutore). Ad essere «gambizzati» sono stati Giorgio Rossanigo, un medico del carcere di Novara «troppo severo nei confronti dei detenuti politici», Diego Fava, medico dell'Alfa Romeo che «non rilasciava facilmente certificati ai lavoratori politicizzati», e Antonio Nigro, guardia nel carcere di Verona. Riguardando indietro, Battisti ha fatto «una scelta di campo per liberarsi del suo passato», tant'è che ha riconosciuto come «la lotta armata» abbia «impedito lo sviluppo di una rivoluzione culturale, sociale e politica nata dal '68: lo ha ucciso».
Le sue parole a verbale sono state «una sorta di 'onore delle armì per chi lo ha inquisito» e per le «istituzioni e le forze di polizia che hanno debellato il terrorismo con il codice in mano, nel rispetto delle regole». Insomma, come ha sintetizzato il procuratore di Milano Francesco Greco, «fanno giustizia di tante polemiche che ci sono state in questi anni, rendono onore alle forze dell'ordine e alla magistratura di Milano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero