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FAMIGLIA PARALLELA
Una vita parallela, un'amante che non era consapevole di esserlo. Un vortice di segreti e inganni che si sono intrecciati gli uni con gli altri fino ad esplodere nel più tragico degli epiloghi. Quando tutto è venuto a galla e le due fidanzate hanno scoperto l'una dell'altra, l'affascinante barman milanese è stato costretto a calare la maschera. Giulia e il piccolo Thiago - questo il nome scelto per il bimbo che portava in grembo - hanno perso la vita così, intrappolati in una furia omicida che l'uomo avrebbe avuto il tempo di pianificare.
La coppia abitava in via Novella a Senago, al civico 14, e ogni giorno Pagnatiello salutava la compagna e il loro gatto per dirigersi a Milano.
È stato lui a denunciare la scomparsa della 29enne domenica pomeriggio. Con aria angosciata e sconvolta, si era presentato dai carabinieri riferendo che la ragazza era sparita, dopo che l'aveva vista quella mattina prima di andare al lavoro. Si è perfino rivolto agli amici, mentendo anche a loro, continuando a inventare e chiedendo conforto per la terribile situazione che stava vivendo. L'ennesima farsa a cui tutti hanno creduto. In quegli stessi giorni, poi, mentre ancora teneva nascosto il cadavere in casa, in attesa di capire come sbarazzarsene, avrebbe chiamato l'ex fidanzata per chiederle di vedere il figlio, quest'anno in seconda elementare. A Senago ricordano tutti il piccolo, che in paese ha frequentato l'asilo, prima che i genitori si lasciassero e lui andasse a vivere con la mamma in un altro Comune. Una scelta che a Giulia e Thiago è stata negata.
LE MENZOGNE
Alcune ore prima che il corpo venisse ritrovato in un box in via Monte Rosa, a poche centinaia di metri dal loro appartamento, mercoledì sera Alessandro si è presentato nella casa di via Novella. Già indagato, è arrivato a bordo del suo suv con un cappellino e un cappuccio calati sul volto. Erano i momenti cruciali: gli investigatori stavano ricomponendo il puzzle, pezzo dopo pezzo. Subito dopo, la confessione. Ha tentato di giustificarsi, pur ammettendo ciò che aveva fatto, dicendo che Giulia era in preda al dolore, che si stava procurando dei tagli da sola, e che l'omicidio era un modo «per non farla soffrire». L'ennesima bugia, stando a quanto ricostruito nelle indagini, dalle quali è emersa la premeditazione. Ma anche quando gli è stata sbattuta in faccia la verità, Alessandro ha cercato di mantenere i suoi segreti.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero