Dalla Cdp ai ministeri 350 poltrone in bilico

Costamagna e Gallia
Nei corridoi di Montecitorio, tra i deputati dei vari schieramenti, qualcuno sostiene che la partita delle nomine pubbliche sia stata il lubrificante che ha acceso i motori...

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Nei corridoi di Montecitorio, tra i deputati dei vari schieramenti, qualcuno sostiene che la partita delle nomine pubbliche sia stata il lubrificante che ha acceso i motori dell’accordo di governo tra la Lega e i Cinque Stelle. Esagerazioni, forse. Ma è certo che non si tratta di un passaggio secondario. Tra il meccanismo dello “spoil system”, che fa decadere entro 90 giorni dal giuramento del governo tutti i capi dipartimento dei ministeri e i segretari generali, le nomine nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali in scadenza nelle società direttamente controllate, e quelli nelle controllate indirette, secondo i calcoli ballerebbero 350 poltrone. Alcune di grande peso. Come la Cassa Depositi e Prestiti, la società oggi guidata da Fabio Gallia e Claudio Costamagna, sulla quale da tempo ha messo gli occhi il Movimento Cinque Stelle che la vuole farne il perno della strategia attraverso la quale dotare il Paese di una banca degli investimenti e di una banca per il finanziamento delle piccole e medie imprese. L’assemblea è stata spostata a fine giugno, per permettere la scelta dei nomi (anche se la nomina del presidente spetta alle Fondazioni bancarie). 


LA CORSA
In pole position ci sarebbero Dario Scannapieco, attualmente a capo della Bei in Italia, la Banca europea degli investimenti. Il suo nome era stato indicato dall’economista Giulio Sapelli, nei giorni in cui Matteo Salvini e Luigi Di Maio gli avevano chiesto disponibilità a guidare un eventuale governo, come probabile ministro del Tesoro. I grillini starebbero guardando invece, con interesse per la successione a Gallia a Fabrizio Palermo, l’attuale Cfo. Oltre alla Cassa andranno a scadenza, con i rinnovi previsti sempre per il prossimo mese, altre due importanti società pubbliche: la Sogei e il Gse. La prima è, in pratica, il braccio informatico dello Stato: controlla l’Anagrafe tributaria e quella dei conti correnti dove passano tutte le informazioni più delicate sui contribuenti. La seconda gestisce, invece, i 14 miliardi di euro degli incentivi per le rinnovabili. La partita più “politica” di tutte, riguarda il rinnovo dei vertici della Rai. I giochi sono già iniziati e M5S e Lega hanno detto di puntare sull’«eliminazione della lottizzazione politica» del servizio radiotelevisivo pubblico, per una maggiore trasparenza e «meritocrazia». 

LE ALTRE CARICHE

Ci sono poi da rinnovare decine di consigli e collegi sindacali di società controllate da Enel, Eni, Leonardo e anche della stessa Rai. In pratica le scelte in questo caso spetterebbero ai manager, ma la politica ha spesso fatto sentire la sua voce. L’altro capitolo riguarda il meccanismo dello spoil system. Entro 90 giorni i nuovi ministri dovranno scegliere i nuovi capi dipartimento, i nuovi segretari generali e, nel caso del ministero dell’Economia, i vertici delle tre agenzie fiscali: Entrate, Dogane-Monopoli e Demanio. In bilico ci sono le poltrone di Ernesto Maria Ruffini, di Giovanni Kessler, che si è appena “licenziato” dalla magistratura per mantenere l’incarico alle Dogane, e di Roberto Reggi. ChePaolo Savona sia o no, il nuovo ministro del Tesoro dovrà decidere anche del destino del Ragioniere dello Stato, Daniele Franco (appena riconfermato da Padoan) e del neo direttore del debito pubblico, Davide Iacovoni, che da meno di un mese ha preso il posto di Maria Cannata. Una volta giurato, il nuovo governo potrà finalmente indicare anche il successore di Guido Bortoni all’Arera, l’Authority dell’Energia, dopo il provvedimento di proroga. A ottobre, poi, scadrà anche il mandato di Giovanni Pitruzzella all’Antitrust. Ma nello spoil system entrano anche altre caselle di rilievo, come il capo della Polizia e quello della Protezione civile. 
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Il Messaggero