Quirinale, i partiti verso l'accordo finale: trattative nella notte. E c’è l’ipotesi Casini

Le riunioni con i grandi elettori di M5S, Pd, Leu e Lega si sono svolte ad oltranza

Nervi tesi, nessuna voglia di rompere ma da oggi si scende alla metà più uno e il gioco si fa più pericoloso per leader e kingmaker. I primi tre voti con la...

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Nervi tesi, nessuna voglia di rompere ma da oggi si scende alla metà più uno e il gioco si fa più pericoloso per leader e kingmaker. I primi tre voti con la maggioranza di due terzi necessaria sino a ieri per eleggere il nuovo Capo dello Stato, hanno permesso ai partiti di giocare con le terne e le rose, ma da oggi la sfida si fa più pericolosa e la voglia dei grandi elettori di scrivere un nome sulla scheda è inversamente proporzionale al terrore che hanno i leader di contare la propria forza.

IL TENTATIVO

Incontri e telefonate sono proseguite per tutta la notte, ma la promessa di «chiudere presto» difficilmente potrà concretizzarsi in giornata. Le riunioni serali con i grandi elettori di M5S, Pd, Leu e Lega hanno avuto più lo scopo di tenere compatte le squadre nel tentativo di evitare contaminazioni e le sgrammaticature interne.
Nel centrodestra Salvini fatica a tenere dentro la trattativa, che inevitabilmente coinvolge anche il futuro del governo, il partito di Giorgia Meloni che è all’opposizione e ieri ha puntato con successo su Guido Crosetto che ha raccolto voti ben oltre FdI. A sinistra non va meglio. Giuseppe Conte vacilla nel disperato, e forse inutile tentativo di tenere unito il M5S che oscilla tra il no a Draghi e il terrore delle elezioni anticipate. Archiviata la rosa presentata il giorno prima e anche il blitz sul nome della presidente del Senato, in mattinata, prima dell’avvio del voto, i tre leader del centrodestra si ritroveranno per valutare la candidatura di Pier Ferdinando Casini che rappresenta l’opzione che potrebbe unire tutti visto il profilo trasversale dell’ex presidente della Camera.

Nel Pd non sono pochi coloro che da tempo spingono per Casini che ieri ha avuto il via libera da Silvio Berlusconi che ieri al San Raffaele ha ricevuto la visita di Antonio Tajani e Licia Ronzulli.
Mentre Sergio Mattarella ieri è andato di nuovo nella casa che ha preso in affitto a Roma per controllare lo stato di avanzamento del trasloco, le convulse trattative non hanno però portato a nulla di nuovo e di fatto interrotto anche una serie di riunioni che erano state convocate nella notte. Lo stallo sembra totale e i due principali kingmaker, Salvini e Letta, annaspano. Il leader della Lega sta cercando una soluzione per il Colle alternativa a Draghi ma che non appaia neppur lontanamente come un dito nell’occhio al presidente del Consiglio. Anche ieri Draghi è stato alla finestra seguendo dalle agenzie il dibattito tra le forze politiche della sua maggioranza. 

In campo, di sponda con il centrosinistra, sembrano esserci per ora solo Casini o Giuliano Amato. Ma il secondo al momento non è un’opzione mentre Salvini è assalito da mille dubbi e paure e fatica a trovare il bandolo della matassa. Non sembrano avere fondamento le indiscrezioni, che si rincorrono da giorni, secondo le quali Draghi legherebbe la sua permanenza al governo al nome del capo dello Stato, restando solo in caso di bis di Mattarella o Amato. Casini, dunque, potrebbe essere la soluzione sulla quale spingono l’area centrista e Matteo Renzi, ma che ha da tempo proseliti anche in diversi esponenti Pd a partire da Dario Franceschini e un parte considerevole di FI. Per Enrico Letta e i Dem sarebbe una soluzione tutto sommato indolore che eviterebbe il prolungarsi delle votazioni e il rischio che alla fine prevalga una parte sull’altra compromettendo la legislatura.

LO STALLO

Quando Letta, alla riunione dei grandi elettori dem, rivendica che «non ci sarà un presidente di centrodestra», si riferisce alla presidente del Senato e non a Casini che è stato eletto nel 2018 senatore nelle fila del Pd. Nella convulsa trattativa è entrato nella serata di ieri anche Sabino Cassese, mentre aleggia il nome di Paola Severino e si registra anche un ritorno di quello di Elisabetta Belloni, che piace ai 5S vicini a Luigi Di Maio ma non a Leu e Iv. Sul tavolo resta, ovviamente, anche la carta Mario Draghi e sullo sfondo il bis di Sergio Mattarella che ieri, alla terza votazione, ha battuto tutti raccogliendo 125 voti. Malgrado i ripetuti “no” ad un nuovo Settennato, per molti parlamentari si tratta di una eventualità non remota visto lo stallo nelle trattative. 


Per arrivare di nuovo a Mattarella servirebbe però un numero di votazioni a vuoto che i partiti, e i rispettivi leader, non sembrano potersi permettere. Ne è consapevole il segretario del Enrico Letta quando dice che «venerdì avremo un nuovo presidente della Repubblica» anche se ammette che le trattative sono ad un punto morto. 


 

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