Per verificare se il reddito di Cittadinanza richiederà meno risorse da utilizzare bisognerà attendere la fine dell'anno e per ora il decreto sulla famiglia non...
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Tria ottimista: "Ripresa più forte nella seconda parte dell'anno"
Tensione su Conte, la Lega ora alza la posta: avviso di sfratto al premier
Giovanni Tria parla da guardiano dei conti ma talvolta il suo messaggio è solo apparentemente tecnico, come quando sostiene che «la stabilità politica è uno dei fattori importanti della crescita». Si dice quindi ottimista sulla tenuta del governo e relega la litigiosità del momento alla normalità della campagna elettorale. Difende anche il ruolo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che coordina l'attività di governo e «a volte può essere più d'accordo con uno e altre volte con l'altro».
Se sulla politica appare felpato, Tria non si trincera quando deve parlare di economia, a partire dal decreto famiglia che M5s vorrebbe finanziare con le risorse che avanzano dal Reddito di Cittadinanza. «Non sappiamo cosa sia questo miliardo. Se si spenderà meno di quanto preventivato si saprà a fine anno e non adesso. - dice tranquillo - È inoltre chiaro che queste spese non possono essere portate all'anno successivo». «Le coperture ci sono - ribatte subito il vice premier Luigi di Maio al Forum ANSA - Per me quando si decide dove destinare i soldi è la politica che lo decide non i tecnici».
«Tria dia soluzioni e non ostacoli», gli fa eco il sottosegretario M5s agli Affari Esteri, Manlio Di Stefano. Un vespaio alza si alza anche sul bonus degli 80 euro, «un provvedimento fatto male». «Nell'ambito di una riforma fiscale verranno riassorbiti», dice Tria facendo riferimento alla Flat tax. Poi però precisa che non è previsto alcun taglio e che «in ogni caso è chiaro che dalla revisione del prelievo fiscale nessuno uscirà penalizzato». Il Pd risponde pepato. L'ex segretario Maurizio Martina parla di «Robin Hood al contrario che toglie ai poveri per dare ai ricchi», altri di «scippo». Un colpo di freno arriva anche sulla flat tax, che - spiega - «non potrà essere fatta tutta insieme» e per la quale «evidentemente si deve contenere la spesa».
Quando si parla di deficit al 3%, invece, il pensiero va subito al vice-premier Matteo Salvini. «Il deficit non è una decisione autonoma dai mercati, perché significa prendere denaro a prestito: inutile pensare di fare un deficit per 2-3 miliardi in più quando poi per fare questo dobbiamo fare interessi aggiuntivi per 2-3 miliardi».
Il Messaggero