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Il governo è pronto a “liberare le mani” alle amministrazioni pubbliche per i premi e gli avanzamenti di carriera dei propri dipendenti. Nella manovra che sarà approvata martedì dal consiglio dei ministri, ci sarà un pacchetto di norme dedicato al pubblico impiego. Due saranno le principali. La prima prevede il superamento del tetto ai fondi delle amministrazioni per il salario accessorio. Verrà dunque definitivamente cancellato il vecchio limite dei fondi per il salario accessorio che limitava le risorse destinate dalle singole amministrazioni a premi e indennità al massimo a quelli stanziati nel 2016.
In realtà il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, all’interno del decreto sul reclutamento, il numero 80 del 2021, aveva già inserito una norma che andava in questa direzione. Ma quella norma, secondo quanto aveva affermato il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, aveva solo carattere «programmatico». Per abolire davvero il tetto, aveva detto il Ragioniere, servirebbero tra i 2 e i 3 miliardi di euro l’anno. Una cifra da sempre ritenuta sopravvalutata invece dai tecnici della Funzione pubblica, che hanno sottolineato come a quella norma non fossero mai stati ascritti risparmi per lo Stato.
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Sarebbe questa, dunque, la linea passata nel governo.
Tema, quest’ultimo, oggetto proprio del nuovo contratto di lavoro. Sul tavolo della trattativa ci sono aumenti da 104 euro mensili lordi. Il punto centrale però, non sono gli aumenti “tabellari” ormai cristallizzati da tempo. Il nuovo contratto prevede, come detto, la riforma delle carriere con la nascita di una quarta area, quella definita delle alte professionalità. Nel privato questa area è quella dei quadri, la via intermedia tra i funzionari e la dirigenza. Oltre a questa area, che accoglierà i neo assunti impegnati nel Recovery plan, ci sarà anche una revisione delle progressioni economiche orizzontali e di quelle verticali. Le prime saranno degli “scatti” di stipendio legati soprattutto al merito. Ma in queste progressioni verranno valutati anche i titoli di studio e la formazione. Proprio per questo, sempre nella manovra, potrebbe arrivare un rafforzamento del fondo da 900 milioni già destinato allo scopo.
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IL PATTO
Per le progressioni verticali, ossia i passaggi da un’area a quella superiore (ma anche alla dirigenza), non ci sarà più soltanto la via del concorso aperto agli esterni. Ci saranno delle selezioni basate su degli assessment, delle valutazioni delle competenze, destinate ai funzionari già in forza alle amministrazioni. Esattamente come avviene oggi nel privato. Per questo, come detto, il finanziamento delle carriere in manovra è considerato cruciale. Del resto è stato lo stesso Mario Draghi, insieme a Brunetta, a inserire la “promessa” di nuove risorse sull’ordinamento professionale nel patto firmato con i sindacati.
Il Messaggero