Lo sblocco del turn over da solo non basta. La pubblica amministrazione è sotto organico di 253 mila persone e ci sono altri 400 mila dipendenti pronti ad andare in...
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Il problema è che le 400 mila persone che bussano alla porta per andare in pensione, si trovano nei comparti che sono già in sofferenza: la sanità, l'istruzione, i Comuni e gli Enti che non rispettano le regole del pareggio di bilancio, le amministrazioni svuotate come le Città metropolitane.
Pubblico impiego, mezzo milione in uscita: servono 250 mila assunzioni, corsia per i laureati
Statali, il ministro Bongiorno: «Fermerò le migrazioni dei dipendenti pubblici»
L'EMORRAGIA
Solo nella Sanità nei prossimi tre o quattro anni, raggiungeranno i requisiti della pensione (sempre che non anticipino con Quota 100), altre 100 mila persone che si sommerebbero agli 84 mila dipendenti di cui il comparto avrebbe bisogno per coprire i suoi attuali buchi di organico. Nella scuola il dato è persino maggiore: 204 mila professori e amministrativi pronti all'uscita. Dopo anni di blocco del turn over c'era da aspettarselo. Il comparto pubblico ha perso in un decennio circa 300 mila dipendenti. Con l'effetto collaterale di un aumento dell'età media del personale in servizio, che ha superato i 50 anni.
L'obiettivo, a questo punto, è quello di ringiovanire la pubblica amministrazione. Il ministro Giulia Bongiorno ha annunciato l'intenzione di istituire dei corsi di laurea in grado di far accedere direttamente ai concorsi ed evitare che si entri nei ranghi delle amministrazioni in età avanzata. Una misura utile, ma non sufficiente. La Ragioneria generale dello Stato, nel suo ultimo Conto sul pubblico impiego ha provato a fare alcune simulazioni. Per abbassare l'età degli statali di un solo anno, portandola a 49,6 anni, sarebbe necessario assumere in un colpo solo 205 mila giovani. Il costo dell'operazione, stimato sempre dai tecnici del ministero dell'Economia, sarebbe di circa 10 miliardi di euro (9,7 miliardi per l'esattezza).
I CONTEGGI
Lo sblocco del turn over, ossia la sostituzione delle unità cessate con altrettante assunzioni, spiega la Ragioneria, «non consentirà di ridurre sensibilmente gli attuali valori dell'età media nella considerazione che, a fronte delle nuove leve, si registrerà comunque un graduale invecchiamento del personale già in servizio».
Servirebbero, insomma, piani straordinari di assunzioni. Delle risorse in bilancio sono state previste. Le ultime tre leggi di Stabilità, quelle del 2017, del 2018 e del 2019 (quest'ultima del governo Conte), hanno stanziato risorse aggiuntive per assunzioni in deroga per 3,2 miliardi di euro. Ma i concorsi vanno ancora a rilento.
Per le amministrazioni centrali fino al 15 novembre prossimo non si potranno fare assunzioni. Gli enti locali, che invece hanno già la possibilità di operare, non sempre hanno le risorse a disposizione nei loro bilanci. E intanto bisogna attendere che il disegno di legge sulla concretezza, con l'accelerazione delle procedure di concorso diventi legge. Secondo i sindacati occorre ben altro, la Cisl ha espresso «seria preoccupazione», mentre la Cgil vede una P.a a «rischio desertificazione». La Uil chiede invece di «passare dagli annunci ai fatti» sui rinnovi contrattuali. Ma Bongiorno assicura: «nella prossima legge di bilancio ci sarà un ulteriore passo in avanti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero