Manovra, stop all'aumento dell'Iva. Di Maio-Salvini, torna la tensione

L'ipotesi di un aumento selettivo delle aliquote Iva per finanziare le misure della manovra è durata lo spazio di una giornata. Una meteora nelle complesse trattative...

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L'ipotesi di un aumento selettivo delle aliquote Iva per finanziare le misure della manovra è durata lo spazio di una giornata. Una meteora nelle complesse trattative per mettere insieme la prossima legge di Bilancio. Il fuoco di fila contro un ritocco all'insù delle aliquote soltanto per alcuni prodotti, è stato bloccato prima dai due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, poi direttamente dal ministro dell'Economia Giovanni Tria. «L'Iva», ha detto il leader della Lega, «sicuramente non aumenterà». L'aumento dell'Iva, gli ha fatto eco Di Maio, «è una fake news». Poi è toccato a Tria, prima in audizione al Senato e poi parlando a margine della festa per i 140 anni del Messaggero a Cinecittà. «Bloccheremo l'aumento», ha detto il ministro, ricordando che il «disinnesco» era previsto nella risoluzione al Documento di economia e finanza approvata a giugno. L'idea di finanziare alcune misure, come il taglio dell'Irpef, con un aumento selettivo dell'Iva, insomma, è definitivamente sparita dal tavolo.

 

IL CONTO ALLA ROVESCIA
Ma il tempo stringe, e il momento di iniziare a chiudere il cerchio della manovra è quasi arrivato. Entro giovedì prossimo, dovrà essere approvata la variazione del Def nella quale, ha spiegato ieri Tria, ci saranno sia i numeri che le misure che il governo proporrà nella legge di Bilancio. Questa mattina ci sarà un vertice di governo al quale parteciperanno, oltre allo stesso ministro dell'Economia, il presidente del Consiglio e i rappresentanti economici dei due partiti, Massimo Garavaglia e Laura Castelli. Probabile ci sia anche lo stesso Salvini. Ieri sera il leader del Carroccio ha riunito la sua squadra economica per fare il punto. Un incontro al quale hanno partecipato, oltre al vice ministro Garavaglia, il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci e quello al lavoro, Claudio Durigon. Durante il vertice Salvini si è fatto spiegare dai suoi per filo e per segno tutto il pacchetto che la Lega ha intenzione di far entrare nella manovra di bilancio. Molte delle misure sono note. A cominciare dalla riforma Fornero, che sarà sostituita da «quota 100», come somma dei contributi e dell'età di pensionamento, con la soglia minima di 62 anni di età anagrafica e 38 di versamenti contributivi. Poi ci sarà la flat tax al 15% per le partite Iva che fatturano fino a 65 mila euro, la cedolare secca sugli affitti commerciali al 21%, un primo taglio delle accise sulla benzina, l'Ires al 15% per le imprese che reinvestono gli utili e il turn over totale per le forze dell'ordine. Ci sarà, inoltre, anche un pacchetto per le famiglie, soprattutto quelle che hanno a carico dei portatori di handicap, spinto dal ministro della famiglia Lorenzo Fontana. Ci sarà anche la pace fiscale che avrà due gambe: la cancellazione di tutte le pendenze con il Fisco (dalle cartelle alle liti, fino alle multe) con un tetto a un milione, e una norma a regime che permetterà agli uffici dell'Agenzia delle Entrate di scontare i debiti fiscali in base alla situazione patrimoniale e reddituale dei contribuenti. Per verificare che nessuno faccia il furbo, la Guardia di finanza verificherà le reali consistenze dei patrimoni.

LA VERA NOVITÀ
Ma la vera novità è che la Lega, oltre alle misure di spesa, presenterà oggi a Tria anche un articolato piano di coperture. Per finanziare la Fornero, per esempio, cio sarà anche una pace fiscale contributiva, una sanatoria sui versamenti non fatti all'Inps. Ci sarà un pacchetto di tagli di spesa e, per finanziare la seconda fase della flat tax, quella per le famiglie, il rilancio del federalismo fiscale con i costi standard sulla sanità.


E i Cinque Stelle? Continuano a lavorare alla loro proposta del reddito di cittadinanza. Ieri il ministro Tria, citando la vecchia proposta grillina, aveva spiegato che il sussidio si sarebbe applicato a tutti. Poi Matteo Salvini e il sottosegretario grillino Stefano Buffagni (il quale ha polemizzato con il ministro), hanno chiarito che nel contratto di governo è specificato che il reddito sarà versato solo agli italiani. Cosa che, tra l'altro, riduce di un terzo la platea dei cinque milioni di poveri. Sulla misura-bandiera dei 5 Stelle insome resta alta la tensione. Anche sul fronte pentastellato continua la caccia alle risorse. I grillini spingono perché la misura venga coperta in deficit ma, intanto, a Palazzo Chigi, come riportato dall'agenzia Public policy, è tornato a circolare il dossier sulle «Sad», i sussidi alle fonti inquinanti come gli sconti fiscali al diesel. Non proprio una misura in linea con il taglio delle accise ai carburanti che Salvini presenterà questa mattina a Tria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero