Fmi, l'Italia frena l'economia mondiale: tagliate stime pil, +0,6% nel 2019

Il fondo monetario internazionale taglia allo 0,6%, dall'1% di ottobre, la previsione di crescita per l'Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l'anno successivo....

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Il fondo monetario internazionale taglia allo 0,6%, dall'1% di ottobre, la previsione di crescita per l'Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l'anno successivo. Lo si legge nell'aggiornamento del World Economic Outlook presentato a margine del Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera.


L'Italia - nel documento - è individuata con la Germania come uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l'Eurozona e comportato un calo dell'euro del 2% fra ottobre e gennaio. Nei giorni scorsi Bankitalia aveva tagliato le previsioni di crescita italiana allo 0,6% dall'1% per il 2019.

L'economia globale fronteggia «rischi significativamente più alti, alcuni dovuti alle politiche» intraprese dai governi. L'allarme arriva dal direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, che ha aggiunto: «Significa che una recessione globale è dietro l'angolo? no». Lagarde, facendo un'analogia con lo sci da fondo dove «è desiderabile avere visibilità, una leggera discesa, stabilità, pochi rischi e pericoli», ha notato che oggi sciare è diventato più impegnativo invitando le autorità a «tenersi pronte se rischi dovessero materializzarsi».

 

La situazione finanziaria dell'Italia, assieme a Brexit, è al primo punto fra i principali fattori di rischio globali indicati dal Fondo monetario internazionale. «In Europa continua la suspence su Brexit, e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia», ha detto il direttore della Ricerca dell'organismo di Washington, Gita Gopinath.

«Gli spread italiani - si legge al primo punto della sezione sui rischi globali, che evoca anche una Brexit senza accordo - sono scesi dal picco di ottobre-novembre ma restano alti. Un periodo prolungato di rendimenti elevati metterebbe sotto ulteriore pressione le banche italiane, peserebbe sull'attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito». L'analisi dei rischi prosegue poi con l'ipotesi di una «Brexit senza accordo dal carattere dirompente, con contagio all'estero, e un aumentato euroscetticismo intorno al voto europeo di maggio». Rischi anche da una frenata peggiore del previsto in Cina, un'escalation commerciale, uno 'shutdown' prolungato negli Usa.

Il quadro delineato dall'aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale evidenzia poi meno crescita per l'economia globale nel 2019 e 2020, e con più incognite fra cui una possibile escalation nello scontro Cina-Usa sui dazi e un atterraggio duro dell'economia cinese. Le nuove stime del Fmi prevedono una crescita globale del 3,7% nel 2018, come tre mesi fa, ma peggiorano il 2019 (3,5% da 3,7%) e il 2020 (3,6% da 3,7%).


Il Fondo mantiene poi una previsione di crescita per gli Usa del 2,5% quest'anno e dell'1,8% il prossimo. Ma riduce le attese per l'Eurozona nel 2019, portandole a 1,6% (da 1,9%) e conferma il 2020 a 2,7%. Negli Usa, la crescita «è attesa in calo» con il venir meno dello stimolo fiscale e con i tassi Fed in rialzo, ma è sostenuta da «forte domanda interna». Nell'Eurozona pesano, invece, la frenata del Pil italiano e tedesco (1,3% per il 2019) e quella della Francia (1,5%) fra le proteste dei gilet gialli.

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Il Messaggero