Pensioni, aumenti per tutti in base al reddito: taglio Irpef e rivalutazione fanno crescere l’assegno

Verso pensioni più ricche, taglio Irpef e rivalutazione fanno crescere l assegno
Per i pensionati il 2022 porta il ritorno alla rivalutazione degli assegni e la revisione delle aliquote Irpef che naturalmente avvantaggia - al di sopra dei 15 mila euro...

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Per i pensionati il 2022 porta il ritorno alla rivalutazione degli assegni e la revisione delle aliquote Irpef che naturalmente avvantaggia - al di sopra dei 15 mila euro l’anno - anche questo tipo di reddito. Inoltre la curva delle detrazioni sarà rivista per tutte le categorie di contribuenti: per chi è in pensione ciò dovrebbe significare un incremento della soglia di esenzione al di sotto della quale l’imposta non è dovuta. Attualmente è fissata a circa 8.130 euro e potrebbe salire fino a circa 8.500. Questo ulteriore aggiustamento è però ancora oggetto dei calcoli del ministero dell’Economia e dunque i dettagli arriveranno probabilmente solo la prossima settimana.

 

 

É atteso a giorni anche il decreto del ministero del Lavoro con il quale sarà ufficializzato il tasso di rivalutazione delle pensioni in essere per il prossimo anno: il valore atteso è vicino al 2 per cento, in corrispondenza con la fiammata di inflazione degli ultimi mesi. Anzi, la percentuale provvisoria (determinata sulla base dell’andamento dei primi nove mesi di quest’anno) potrebbe alla fine risultare un po’ più bassa di quella effettiva, e quindi dovrà poi essere recuperata nel 2023. Per il 2021 invece gli importi degli assegni non erano stati adeguati, vista l’inflazione nulla dell’anno precedente. Stavolta comunque la perequazione delle pensioni (questo il nome ufficiale della procedura) potrà sfruttare un meccanismo più vantaggioso: l’incremento viene applicato totalmente sulla fascia di pensione che arriva a 4 volte il minimo Inps (ovvero a circa 26.800 euro l’anno) al 90 per cento sulla fascia che va da 4 a 5 volte e al 75% oltre le 5 volte, ovvero circa 33.500 euro l’anno. In precedenza invece la decurtazione dell’aumento si applicava sull’intero importo, in base al livello di reddito e dunque risultava più penalizzante.

I nuovi trattamenti previdenziali, che l’Inps ricalcolerà prima della fine dell’anno, beneficeranno poi della prevista riduzione delle aliquote Irpef: la prima resta invariata al 23 per cento, quella del 27 per cento dai 15 mila ai 28 mila euro scende al 25, quella successiva del 38 scende al 35 applicandosi fino a 50 mila euro, soglia oltre la quale scatta il prelievo del 43 per cento. I due benefici si vanno così a sommare, crescendo gradualmente: fino a quota 15 mila ci sono solo gli effetti della rivalutazione (circa 200 euro al massimo) poi il risparmio cresce gradualmente sfruttando il calo delle aliquote e arrivando a circa 1.400 euro per un reddito da pensione intorno ai 50 mila euro. Poi la componente legata alla revisione dell’Irpef si affievolisce fino a ridursi all’importo fisso di 270 euro, mentre la rivalutazione anche se non più piena continua ad operare in proporzione alla pensione.

LA DELEGA

Intanto, in parallelo alla definizione tecnica dell’emendamento con il quale dovrà essere rivisto il sistema fiscale, continua la trattativa tra i partiti. Il Pd e altre forze politiche spingono per destinare ad un ulteriore quota di risorse al contrasto al caro-bollette: somma che potrebbe essere in parte ricavata proprio dalla “dote” riservata al calo delle tasse, perché il primo anno l’alleggerimento dell’Irpef ha un effetto finanziario meno pesante per il gioco di acconti e saldi. L’emendamento sarà il primo passo della complessiva riforma affidata alla legge delega, con la quale le aliquote potrebbero essere ulteriormente ridotte da quattro a tre.
 

 

 

 

 

 

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