Pensioni minime, aumento fino a 600 euro in base a età e Isee. Cresce pressing sul Mef

Forza Italia vuole un adeguamento mirato agli over 70 con l'indice Isee di basso livello. Il nodo coperture

Pensioni minime, aumento fino a 600 euro in base a età e Isee. Cresce pressing sul Mef
Alzare i trattamenti al minimo fino a quota 600 euro. Almeno per una fascia selezionata, più anziana e meno abbiente, di pensionati al minimo. Ecco l’ipotesi che...

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Alzare i trattamenti al minimo fino a quota 600 euro. Almeno per una fascia selezionata, più anziana e meno abbiente, di pensionati al minimo. Ecco l’ipotesi che prende quota all’interno della maggioranza che sta mettendo a punto gli emendamenti alla manovra. La legge di Bilancio prevede infatti che per le pensioni minime la rivalutazione (vale a dire l’adeguamento dell’assegno all’andamento dell’inflazione) sia dell’8,7% (il 120% rispetto al 7,3% di riferimento) con un importo che, pertanto, si alza da 523 a 570 euro al mese. Un incremento (finanziato con 210 milioni per il 2023) di poco inferiore a 50 euro che, nei piani di Palazzo Chigi, rappresenta solo la prima tappa verso l’obiettivo finale entro la conclusione della legislatura: mille euro per le pensioni minime. 

 

I VINCOLI

Nei ragionamenti di ampie fasce della maggioranza, Forza Italia in testa, tuttavia, già adesso sarebbe possibile fare meglio rispetto a quanto stabilito con la manovra presentata dall’esecutivo. E cioè arrivare, appunto, fino a 600 euro di pensione minima. Anche se non per tutti. Le ristrettezze finanziarie (il Tesoro ha messo sul piatto appena 400 milioni per le modifiche all’impianto della legge di Bilancio) non consentono azzardi. Così, l’idea che si fa strada è quella di concedere un ulteriore aumento almeno ai pensionati over 70 con un Isee di basso livello. Una soluzione che, dai primi calcoli, sarebbe compatibile con i saldi complessivi dell’intervento previdenziale. Ancora in tema previdenziale, resta sempre aperto il cantiere Opzione donna.

Tra le varie ipotesi allo studio per modificare la versione molto restrittiva inserita in manovra, spunta quella di un possibile ritorno alla misura attualmente in vigore con una proroga temporanea, cioè limitata solo ad alcuni mesi anziché un anno: questo consentirebbe da una parte di superare il problema della clausola che lega l’anticipo pensionistico al numero dei figli; e dall’altro di risparmiare risorse (prorogare l’attuale Opzione donna di un anno costa circa 110 milioni). Parallelamente, l’idea è di procedere, in 6-8 mesi, ad armonizzare questa misura nell’ambito di una riforma complessiva del sistema pensionistico.

Tra i dossier in discussione della manovra resta il tema del superbonus. A sbloccare la partita potrebbero essere gli emendamenti presentati da due partiti della maggioranza, FdI e Fi, che vanno nella stessa direzione. Da una parte si chiede di spostare fino al 31 dicembre il termine (scaduto il 25 novembre) per il deposito della Cila per continuare ad usufruire del 110%. Dall’altra un intervento per sbloccare quello che l’Abi bolla come “nodo gordiano” delle norme (quello dei crediti): e per farlo l’idea è di usare lo strumento degli F24, proprio come proposto dall’Abi insieme all’Ance. Sul fronte fiscale trova conferma l’ipotesi di alzare da mille a 1.500 euro la soglia che consentirebbe di cancellare le cartelle esattoriali maturate entro il 2015. È la Lega, in particolare, a spingere per rendere più estensiva la sanatoria che, al momento, già offre un paracadute a circa il 70 per cento dei contribuenti alle prese con un debito fiscale.

Manovra sotto la lente dei Sindacati: promossa o bocciata?

CARTELLE

Il governo, sul punto, non ha ancora preso posizione ed è molto prudente. La logica che ispira un innalzamento del tetto a 1.500 euro dei crediti “cancellabili” nasce da un ragionamento diffuso nella maggioranza: degli oltre mille miliardi di crediti fiscali vantati dallo Stato nei confronti dei contribuenti in difetto con l’erario il 93 per cento è ormai inesigibile (fallimento, decesso o prescrizione dei morosi) e dare la caccia a debiti di piccolo taglio fa perdere tempo e denaro allo Stato incaricato di riscuotere. Tanto vale, dunque, ripulire il più possibile il magazzino e voltare pagina.

 

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Il Messaggero