Dopo dieci anni, l'Italia recupera e supera i livelli pre-crisi per numero di occupati. Il secondo trimestre del 2018 mette a segno un aumento di 203 mila lavoratori rispetto...
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La produzione industriale cala, infatti, dell'1,8% a luglio 2018 rispetto a giugno e dell'1,3% rispetto all'anno precedente. Si tratta del primo segno meno da giugno 2016 e del risultato peggiore in tre anni, a partire da gennaio 2015. I dati sull'aumento dell'occupazione, osserva l'Istat, «si inseriscono in una fase di lieve decelerazione della crescita del Pil (+0,2% in termini congiunturali e +1,2% su base annua) rispetto al ritmo registrato nei due trimestri precedenti». Dopo anni in cui il rischio era una ripresa senza occupazione, ora l'istituto di statistica vede una crescita «associata a un aumento relativamente elevato dell'input di lavoro».
Nell'arco di dodici mesi ci sono 387 mila occupati in più. Sono quasi tutti lavoratori a termine, cresciuti di 390 mila unità, mentre quelli a tempo indeterminato calano di 33 mila unità e gli indipendenti salgono di 30 mila unità. Continua così la tendenza a contratti più precari che ha trasformato il mondo del lavoro negli anni della recessione. Rispetto al 2008, l'Istat registra oltre 700 mila occupati a termine in più (+30,9%) a fronte di un numero di dipendenti fissi di poco superiori a quelli del periodo pre-crisi e di un crollo degli indipendenti (-600 mila). L'ultimo decennio vede, inoltre, l'esplosione del part-time, involontario in oltre sei casi su dieci, con quasi un milione di lavoratori a tempo parziale in più. Si tratta di tendenze che preoccupano i sindacati. I dati «rappresentano un miglioramento sul fronte lavorativo se ci fermiamo a osservare il solo aspetto quantitativo», afferma Ivana Veronese, della segretaria confederale Uil, ma «occorre analizzare che tipo di occupazione si è creata».
Il recupero dei livelli pre-crisi dell'occupazione, del resto, non riguarda tutto il mondo del lavoro. Mentre le donne occupate, nel secondo trimestre del 2018, sono oltre mezzo milione in più di dieci anni prima, agli uomini mancano ancora 380 mila occupati per tornare ai livelli pre-crisi. Mentre il Centro-Nord ha recuperato già due anni fa le perdite occupazionali dovute alla crisi , nel Mezzogiorno resta un divario di 258 mila occupati. In questo contesto, lo scorso trimestre contribuisce, in parte, ad attenuare i divari territoriali, con una diminuzione dei disoccupati concentrata nelle regioni meridionali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero