Manovra, ecco come cambierà l'Iva: stop agli aumenti, via alla riforma delle aliquote

Prima il confronto con l'Unione europea, poi la taratura esatta degli obiettivi di finanza pubblica. Il metodo con cui il governo Conte bis sta lavorando alla Nota di...

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Prima il confronto con l'Unione europea, poi la taratura esatta degli obiettivi di finanza pubblica. Il metodo con cui il governo Conte bis sta lavorando alla Nota di aggiornamento al Def e alla manovra finanziaria sembra l'opposto di quello adottato dal precedente esecutivo, che annunciò ampi disavanzi di bilancio per poi fare almeno parzialmente marcia indietro.


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L'appuntamento con la prima scadenza della sessione di bilancio è fissato a venerdì, quando il governo dovrà approvare la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef). Un testo che contiene le stime sull'andamento dell'economia e quelle sui conti pubblici, e anche alcune linee generali sulle misure che saranno poi messe nero su bianco nella Legge di Bilancio.

INDICAZIONE PIÙ BASSA
Il quadro macroeconomico resta non particolarmente favorevole; per quanto riguarda la crescita 2020 Palazzo Chigi e ministero dell'Economia vorrebbero inserire un numero realistico, anche se non rinunciatario. Alla fine l'indicazione potrebbe essere di un incremento del Pil intorno allo 0,5 per cento, comunque più basso rispetto alla stima programmatica di primavera, pari allo 0,8. Anche nella Nadef in ogni caso dovrebbe essere prevista una forchetta tra scenario tendenziale e programmatico. Per quanto riguarda il rapporto tra deficit e Pil, il valore tendenziale lasciato in eredità dalla gestione di Giovanni Tria è intorno all'1,6 per cento, forse un decimale in più.

L'idea su cui si lavora è lasciarlo scivolare verso l'alto, fino al 2,1-2,2 per cento, previo però accordo di massima con la commissione europea; la quale terrebbe conto da una parte del nuovo quadro europeo non privo di rischi di recessione, dall'altra della credibilità del nostro Paese nell'obiettivo di fondo di ridurre il debito pubblico. In questo modo si creerebbe quel cuscinetto necessario a finanziare in disavanzo le misure in grado potenzialmente di spingere l'economia, come la riduzione del cuneo fiscale. Per la riduzione delle tasse sul lavoro, l'opzione attualmente favorita è definire una detrazione Irpef per i lavoratori dipendenti che assorba il bonus 80 euro includendo i redditi sotto gli 8 mila euro l'anno (i cosiddetti incapienti e quelli fino a 28-36 mila euro, in base alle risorse disponibili. In alternativa si ragiona su un taglio dei contributi sociali esclusi quelli previdenziali.

Come ripetuto più volte anche dal presidente del Consiglio Conte, la priorità del governo è sterilizzare i previsti aumenti dell'Iva e (in misura molto minore) delle accise, che valgono complessivamente 23 miliardi. Anche se al ministero dell'Economia sono stati ipotizzati sulla carte una serie di possibili incrementi selettivi, applicarli dal primo gennaio sarebbe politicamente poco gestibile. Visto però che le clausole di salvaguardia sono destinate a trascinarsi sugli anni dopo il 2020, si lavora ad un progetto diverso: indicare una serie di criteri con i quali impostare in una fase successiva una rimodulazione dell'imposta sul valore aggiunto, che comprenderebbe il passaggio di alcuni beni e servizi dalle aliquote agevolate a quella ordinaria. Ci potrebbe così essere il tempo per fare un'operazione ragionata e possibilmente più condivisa, su un tema che rimane scottante.



LE VOCI

Le coperture per un totale di circa 15 miliardi (sempre che i margini di flessibilità da discutere con Bruxelles risultino confermati) devono arrivare essenzialmente da tre voci: riduzione delle spese, incremento delle entrate in particolare legate al contrasto all'evasione, sfoltimento delle agevolazioni fiscali: anche in quest'ultimo caso si tratterebbe di fatto di un aumento delle entrate. Saranno in ogni caso scelte non facili perché sul fronte della spesa la maggioranza vuole evitare qualsiasi riduzione che abbia impatto sul sociale (dalla sanità alla scuole, capitoli per i quali i dicasteri interessati chiedono semmai più risorse) mentre le proteste che si sono scatenate in questi giorni a proposito delle possibili tasse ambientali segnalano quanto sia difficile mettere mano a qualsiasi ritocco del prelievo. Alla fine non è escluso che almeno una piccola parte del maggior gettito possa arrivare da misure a carico del mondo finanziario o di quello dei giochi, come avviene tradizionalmente con quasi tutte le leggi di bilancio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero