Lavori gravosi, dai bidelli ai tassisti: ecco chi potrà andare in pensione a 63 anni con la riforma dell'ape sociale

Riforma dell'ape sociale: dai bidelli ai tassisti, ecco chi potrebbe andare in pensione a 63 anni
Dai bidelli, ai tassisti, dai falegnami ai commessi, passando per i saldatori. Sono in tutto 27 le categorie che potrebbero rientrare nella nuova "Super ape sociale", la...

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Dai bidelli, ai tassisti, dai falegnami ai commessi, passando per i saldatori. Sono in tutto 27 le categorie che potrebbero rientrare nella nuova "Super ape sociale", la riforma prevista entro fine anno per l'uscita anticipata dei lavoratori occupati in mansioni usuranti. A proporlo è la Commissione sui lavori gravosi, presieduta dall'ex ministro del PD Cesare Damiano, in stretto contatto con il ministero del Lavoro, guidato dall'amico e compagno di partito Andrea Orlando. Le nuove mansioni pesanti, quindi, sarebbero 203. La misura, al vaglio di governo e Parlamento, cercherebbe di compensare la fine di Quota 100 (che fino al 31 dicembre prevede un'uscita anticipata dal lavoro con almeno 62 anni e 38 anni di contributi versati). Senza interventi, infatti, il prossimo anno le chance per i lavoratori di andare in pensione rischiano di finire dimezzate.

 

Riforma dell'ape social, le possibili nuove categorie

 

L'Ape sociale permette di andare in pensione con almeno 63 anni e 30 di contributi se si rientra in alcune categorie definite socialmente deboli, come i disoccupati (tre mesi dopo aver usato tutti gli ammortizzatori sociali), i disabili (almeno al 74%) o chi lavora e assiste in casa un familiare disabile.

 

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A questi si aggiungono i lavoratori con almeno 36 anni di contributi che svolgono mansioni usuranti (e che le hanno svolte in modo continuativo per almeno sei anni negli ultimi sette e per almeno sette anni negli ultimi dieci). Per le lavoratrici madri in queste condizioni il requisito contributivo di 30 o 36 anni viene ridotto fino a due anni se si hanno più o due figli (con un solo figlio di un anno). In tutto le categorie attualmente previste sono 15: operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conciatori di pelli e di pellicce; facchini; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido; operai dell’agricoltura; pescatori; siderurgici e lavoratori del vetro; operatori ecologici; addetti all’assistenza di persone non autosufficienti; autisti di mezzi pesanti e treni; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; infermieri e ostetrici; marittimi e personale viaggiante dei trasporti marini.

La Commissione, ora, ha ricalcolato con alcuni criteri tecnici gli indici statistici che sono forniti dall'Inps, l'Istat e l'Inail e considerano la fatica psicologica e fisica del lavoro svolto, oltre alla prorabilità di infortuno e incidenti. Le nuove categorie sono state individuate perché presentano infortuni e malattie professionali sopra la media. Tra queste ci sono: benzinai, forestali, tassisti, commessi e cassieri, magazzinieri, saldatori, portantini, chi conduce macchinari in miniera, autisti di autobus e tram, falegnami, alcuni operatori sanitari non ancora coinvolti, insegnanti delle elementari, bidelli, colf e badanti.

 

Meno contributi per gli edili: la soddisfazione dei sindacati

 

L'ape sociale potrebbe essere quindi stabilizzata fino al 2026. Per gli operai edili, poi, la Commissione propone di abbassare da 36 a 30 gli anni di contribuzione minimi per l'ape sociale. I sindacati di settore, nella speranza che la proposta trovi applicazione nella prossima riforma delle pensioni, hanno espresso soddisfazione.

 

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«Con la riduzione del requisito a 30 anni di contributi, - ha commentato ad Adnkronos il segretario generale della FenealUil, Vito Panzarella- si potrebbe avere un impatto significativo sul settore delle costruzioni, con circa 20mila possibili uscite di lavoratori. Un effetto molto positivo per un settore usurante come il nostro, che fa segnare la maggior parte di infortuni sul lavoro proprio nella fascia d'età over 55».

«Noi invece- ha detto Alessandro Genovesi, Segretario generale della Fillea Cgil, il principale sindacato delle costruzioni e del legno-arredo- stimiamo in almeno 15 mila gli over 63 che potrebbero accedere all'ape sociale nei prossimi 3 anni, favorendo non solo un ricambio generazionale oggi ancora più urgente alla luce della domanda su rigenerazione, nuove tecniche costruttive e nuovi materiali, ma anche e soprattutto riducendo gli infortuni gravi e mortali».

 

Le altre riforme in materia di pensioni

 

Quanto alle altre misure della prossima riforma della previdenza si sta ragionando su un rafforzamento del contratto di espansione. In particolare, poi, con la riforma degli ammortizzatori sociali si parla di un'estensione alle imprese tra i 50 e i 100 addetti.

A questo si aggiunge il cantiere per la sostituzione di Quota 100. I sindacati propongono quota 41, che permetterebbe di andare in pensione per tutti al 41esimo anno di contributi versati. Opzione che al momento sembra difficilmente accettabile per tutta la maggioranza di governo, anche visto il costo ingente che avrebbe. L'Inps di Pasquale Tridico propone un anticipo della quota contributiva a 63 anni, con quella retributiva che arriva dai 67, oppure un ricalcolo contributivo con rinuncia a quanto maturato con il metodo retributivo (pensione a 64 anni con 36 di contributi o 64 anni e 20 di contributi con un assegno 2,8 volte maggiore di quello minimo sociale). 

 

Il dopo Quota 100: per uscire a 62 anni servono 2,5 miliardi, in arrivo il maxi fondo

 

Il governo, come spiegato dal ministro dell'Economia Daniele Franco punta a una riforma "equilibrata" che non pesi troppo sulle casse dello Stato. La Lega, però propone di istituire un fondo da 2,5 miliardi di euro per garantire l'uscita anticipata con almeno 62-63 anni e 38-29 di contributi (una sorta di quota 101 o 102) fino al 2024. Il Carroccio vorrebbe uno strumento universale, ma per ora di quasi certo c'è solo il fatto che sarà utilizzato per imprese in crisi o impegnate nella transizione verde e digitale

 

 

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