Istat, occupazione in calo nel terzo trimestre

Istat, occupazione in calo nel terzo trimestre
Il terzo trimestre dell'anno riserva una nuova brutta sorpresa per l'economia italiana. Non solo il Pil è calato, ma lo stesso andamento viene registrato anche...

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Il terzo trimestre dell'anno riserva una nuova brutta sorpresa per l'economia italiana. Non solo il Pil è calato, ma lo stesso andamento viene registrato anche dall'occupazione, che si contrae dello 0,2%. Tra luglio e settembre del 2018 - secondo la Nota flash dell'Istat sul mercato del lavoro - gli occupati in Italia sono diminuiti di 52 mila unità. Ma a calare è soprattutto il lavoro stabile, quello a tempo indeterminato che vede una contrazione di 98 mila dipendenti, con una flessione dello 0,7%: il posto fisso, in pratica, diventa sempre più una chimera.


Si riducono anche i lavoratori indipendenti (-28 mila). Queste flessioni sono invece compensate dalla crescita dei lavoratori a termine: nel trimestre sono aumentati di 74 mila unità, superando quota 3,1 milioni e toccando un nuovo record. La contrazione del numero degli occupati segna una inversione di tendenza di rilievo, basti pensare che è dal primo trimestre del 2015 che non si registrava una flessione mentre per trovare una riduzione percentuale per i lavoratori dipendenti bisogna risalire a cinque anni fa, al terzo trimestre del 2013.

A pesare questa volta potrebbe essere anche, in parte, l' effetto dell'esaurimento dell'esonero contributivo totale triennale (per le assunzioni stabili effettuate nel 2015) e dell'attesa per eventuali nuovi sgravi. Con la riduzione dell'occupazione (23.255.000 gli occupati mentre il tasso di occupazione resta stabile al 58,7%) su base congiunturale si rileva anche la diminuzione del tasso di disoccupazione di 0,5 punti percentuali al 10,2%. Ma in questo caso non è un buon segnale. Aumenta la quota degli inattivi (+0,4 punti al 34,5%) cioè di coloro che rinunciano anche a cercare il lavoro. Su base annua comunque, rispetto al terzo trimestre del 2017, i dati appaiono meno negativi con gli occupati che crescono nel complesso di 147.000 unità ma solo grazie all'aumento dei dipendenti a termine (+316.000) e degli indipendenti (+53.000) mentre i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato perdono 222.000 unità. I disoccupati diminuiscono sia su base congiunturale che tendenziale a quota 2.653.000. Dopo dieci trimestri di calo ininterrotto tornano a crescere gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+79.000 su base annua) a seguito dell'aumento tra i giovani.


Le difficoltà in cui si trova il mercato del lavoro emergono anche dai dati sul part time involontario con quasi due persone su tre di quelle che lavorano con il tempo ridotto che vorrebbero essere occupate a tempo peno (circa 2,7 milioni di persone). Il costo del lavoro per unità di lavoro dipendente (Ula) aumenta in termini congiunturali dello 0,5%, sintesi di un aumento dello 0,2% per le retribuzioni e dell'1,1% per gli oneri. Su base annua il costo del lavoro aumenta del 2,2%, risultato di una crescita dell'1,3% delle retribuzioni e del 4,7% degli oneri.
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Il Messaggero