Irpef, nuove aliquote: chi guadagna e chi perde. Premiati i redditi tra 15 e 28mila euro l'anno, risparmi fino a 260 euro

Il segmento medio-basso è l’obiettivo della riduzione dell’imposta dal 2024

Irpef, chi guadagna e chi perde con le nuove aliquote. Premiati i redditi tra 15 e 28mila euro l'anno: risparmi fino a 260 euro
Chi guadagna e chi perde con la nuova Irpef che il governo vorrebbe far scattare dal prossimo anno, come “anticipo” della riforma fiscale? La risposta tecnica non...

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Chi guadagna e chi perde con la nuova Irpef che il governo vorrebbe far scattare dal prossimo anno, come “anticipo” della riforma fiscale? La risposta tecnica non può che essere approssimativa, perché il calcolo dell’imposta si fa non solo sulla base delle aliquote (che si ridurrebbero da quattro a tre) ma anche delle detrazioni per lavoro, le quali di fatto contribuiscono a disegnare la curva del prelievo; e al momento mancano per queste ultime le formule che il governo Meloni intende applicare, in sostituzione di quelle definite a partire dal 2022 dal precedente esecutivo.

Riforma fiscale: flat tax, Ires più bassa a chi assume e Iva azzerata sull’acquisto di beni essenziali. Cosa cambia

Sul piano politico però la stessa Giorgia Meloni ha ribadito dal palco della Cgil la volontà di dare un segnale immediato ai lavoratori che hanno una retribuzione compresa tra i 15 mila e i 28 mila euro l’anno. Oggi su questo scaglione di reddito si applica un’aliquota del 25 per cento, che dal 2024 potrebbe essere accorpata con quella del 23 per cento in vigore per il primo scaglione (fino a 15 mila euro). I due scaglioni verrebbero quindi unificati e per gli interessati ci sarebbe un calo del prelievo di due punti percentuali, da 25 a 23. Resta da fissare il livello delle altre due aliquote, dai 28 mila euro in su, ma è molto probabile che almeno quella del 43 per cento (che scatta dopo i 50 mila) resti invariata.

LE SIMULAZIONI

Con questi elementi si può quindi simulare, in via preliminare, l’effetto del correttivo che coinvolge l’attuale secondo scaglione, ipotizzando per semplicità che il meccanismo delle detrazioni rimanga lo stesso e che non ci siano variazioni per le restanti due aliquote. Chi guadagna da 15 mila a 28 mila euro avrebbe un beneficio crescente fino a un massimo di 260 euro l’anno, e questo sarebbe l’importo fisso risparmiato anche dai contribuenti con reddito superiore, che beneficerebbero della riduzione solo per la “fetta” che corrisponde al secondo scaglione.

Più nel dettaglio, con una retribuzione annua di 16 mila euro ci sarebbe un vantaggio molto modesto, appena 20 euro, che salirebbe a 100 a quota 20 mila, a 180 a quota 24 mila e a 260 a 28 mila. Sarebbe proprio questo il livello in cui scatta il risparmio percentuale massimo, pari al 5,5 per cento dell’imposta dovuta con le regole di quest’anno (senza contare le addizionali). Per un reddito di 30 mila euro la stessa cifra assoluta vale uno sconto del 4,6% e per uno di 40 mila euro l’anno del 2,6%.

Se poi anche l’aliquota applicata tra 28 mila e 50 mila euro scendesse di due punti, dal 35 al 33 per cento, allora per chi supera questa soglia si aggiungerebbe un ulteriore beneficio crescente: sommato ai 260 euro arriverebbe a 500 euro con un reddito di 40 mila euro l’anno e a 700 per uno di 50 mila. Di nuovo, il risparmio si “cristallizzerebbe” per chi guadagna di più. Ma questo secondo “modulo” della riforma è più incerto e potrebbe slittare nel tempo; la possibilità di concretizzarlo dipenderà anche dalle risorse finanziarie che il governo avrà a disposizione. Risorse che nell’immediato dovranno essere reperite all’interno della legge di Bilancio per il 2024. L’intenzione, confermata ieri dal vice-ministro dell’Economia Maurizio Leo, è far debuttare il nuovo assetto il prossimo anno: da gennaio quindi si ridurrebbero le ritenute su stipendi e pensioni, mentre l’effetto in dichiarazione dei redditi si vedrebbe nel 2025.

L’OBIETTIVO

La riforma nel suo insieme e anche la riduzione dell’Irpef sarebbero finanziate attraverso la “potatura” delle attuali tax expenditures, le varie agevolazioni che riducono il gettito dello Stato. In particolare per quanto riguarda l’Irpef saranno però salvaguardate le detrazioni destinate a finalità quali la familia, la casa, la salute e altre ancora. L’obiettivo della flat tax, ovvero di una unica aliquota, resta sullo sfondo, per la fine della legislatura. Ma nel caso in cui vi si arrivasse, dovrà comunque essere garantita la progressività del prelievo: bisognerà insomma evitare che chi ha un reddito di 20 mila euro l’anno abbia lo stesso prelievo proporzionale di ne percepisce 200 mila. Questo risultato non potrà che essere ottenuto - con qualche complicazione tecnica - proprio adattando e potenziando il meccanismo di detrazioni decrescenti già presente nell’ordinamento fiscale.


Per quanto riguarda invece l’Iva, tra le ipotesi a cui si lavora c’è l’azzeramento dell’aliquota per alcuni beni essenziali e per i prodotti per l’infanzia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero