«Un pasticcio fatto dallo Stato giocando con la salute delle persone» un pasticcio sul quale «avviare un indagine» per capire «chi non ha...
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C'è in gioco il destino dell'1% del Pil italiano insieme al risanamento non più procrastinabile dell'acciaieria più grande e inquinata d'Europa. Di Maio potrebbe annunciare lo stop della vendita e la riapertura di una nuova gara. Ma è venerdì mattina e molti deputati sono partiti per il week end. L'Aula è vuota, deserta, anche i giovani neo eletti di M5s e di Lega svaniti. Ma la polemica politica si scatena ugualmente e interviene anche Arcelor Mittal per confermare che sta lavorando al miglioramento dell'offerta e per confermare la propria correttezza ma anche la solidità della propria proposta «che non teme confronti». La giornata parte con Di Maio. «È stato leso il principio della concorrenza» scandisce il vicepremier, ma non è ai parlamentari che parla, piuttosto alle migliaia di persone che lo ascoltano in streaming, e a quelli che lo riascolteranno sui social. Tanti da Taranto. Le criticità confermate dall'Anac «sono un macigni, sono gravissime». Di Maio spiega, piano e chiaro che pure un bambino capirebbe, come, di fatto, in quella procedura le regole del gioco sono state cambiate in corsa. «Quando il 5 gennaio è stata bandita la gara - spiega - chi voleva partecipare doveva fare un'offerta che doveva prevedere un piano ambientale entro il 31 dicembre dello stesso anno. Impresa titanica», poi una volta scaduti i termini (cioè chiuse le porte ad altri concorrenti) «Il piano ambientale - ricorda - è stato posticipato» e non di 6 mesi, ma di ben 7 anni. «Se questo termine, il 2023, fosse stato previsto fin dall'inizio, avremmo potuto avere molte più offerte e tutte migliori, compresa quella di Arcelor».
Di Maio punta anche il dito sulla cattiva disciplina dei rilanci.
Il Messaggero