Salva-Stati, Giovanni Tria: «Abbiamo sventato i pericoli lottando contro gli olandesi»

Giovanni Tria, ministro dell'Economia nel primo governo guidato da Giuseppe Conte, la notte del 13 giugno scorso se la ricorda bene. «Siamo rimasti riuniti fino...

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Giovanni Tria, ministro dell'Economia nel primo governo guidato da Giuseppe Conte, la notte del 13 giugno scorso se la ricorda bene. «Siamo rimasti riuniti fino all'alba, ho dovuto sostenere una battaglia durissima con gli olandesi», racconta raggiunto al telefono dal Messaggero.


Professore, facciamo un passo indietro. Matteo Salvini ha accusato Conte di «alto tradimento» per aver firmato le modifiche per il nuovo meccanismo salva Stati europeo. Parole gravi. Quali impegni avete davvero preso quella notte? Che cosa avete firmato?
«Non è stato firmato nulla, ne da me la notte dell'Eurogruppo e nemmeno dalpremier Conte. Semplicemente sono state esaminate delle bozze e sono stati raggiunti dei primi accordi».

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Che cosa volevano imporci gli olandesi?
«Volevano inserire nel nuovo Meccanismo Salva Stati delle regole fisse di calcolo per determinare se il debito di un Paese è sostenibile oppure no. Sarebbe stato un passaggio inutilmente pericoloso».

Pericoloso?
«È evidente che il giorno dopo tutti gli analisti si sarebbero messi a fare i conti con quei parametri su quali erano i Paesi con debiti a rischio. Avremmo fatto il bis del bail-in, il meccanismo che ha portato ai salvataggi bancari in Italia. Si sarebbe introdotto un sistema per salvare gli Stati che però sarebbe stato esso stesso una delle possibili cause delle crisi».

E invece?
«Vede, le decisioni in Europa si prendono a maggioranza. Bisognava andare avanti, siamo arrivati a un compromesso. E devo dire che date le condizioni abbiamo ottenuto molte delle cose che avevamo chiesto».

Che compromesso avete ottenuto?
«I parametri fissi sono stati eliminati. Dunque dalle bozze è scomparso qualsiasi automatismo tra la valutazione del debito pubblico e la sua ristrutturazione. Ma ci sono anche altri aspetti che siamo riusciti ad evitare che fossero introdotti nel meccanismo salva-Stati».

Quali?
«Gli olandesi volevano anche un meccanismo per assegnare alla Commissione il compito di aiutare i Paesi a mediare con i creditori. Abbiamo ottenuto che questo sistema fosse solo su base volontaria. Anche qui abbiamo evitato che si creassero degli automatismi».

Con le sue parole le sembra voler tranquillizzare il Paese che il pericolo è alle spalle. Eppure il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha recentemente detto che la revisione del meccanismo Salva-Stati costituisce comunque un rischio per l'Italia.
«Come ho detto prima, se si stabilisce un meccanismo esplicito per la ristrutturazione del debito degli Stati si ammette che un debito sovrano può essere ristrutturato. Così concepito, è lo stesso meccanismo, voglio ripetermi per essere sicuro di essere compreso, rischia di scatenare la crisi. Ebbene, nella bozza di documento che abbiamo ipotizzato questo passaggio è stato esplicitamente eliminato, però è vero che fino all'approvazione finale delle modifiche può sempre saltare fuori. Quello di Visco, probabilmente, è un avvertimento al governo e alla politica di non abbassare la guardia. Con Bankitalia, del resto, c'è stato un confronto costante».

Chi contesta contro le decisioni prese dal governo dice che il Parlamento non è stato informato e tantomeno coinvolto nelle trattative sul Fondo salva-Stati. E' così?

«No, non è così. Della questione ho personalmente riferito il 4 luglio scorso alle Commissioni riunite sugli esiti dell'Eurogruppo e dell'Ecofin di giugno».
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Il Messaggero