Reddito di cittadinanza, lo perderà uno su cinque. «Durata sostegno sarà ridotta per 846mila persone»

Bankitalia: occasione per rafforzarne l’efficacia e arrivare a chi ha più bisogno

Riformarlo, certo. Renderlo più funzionale alle caratteristiche del mercato del lavoro coinvolgendo maggiormente gli enti locali. Ma senza stravolgerlo. O cancellarlo....

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Riformarlo, certo. Renderlo più funzionale alle caratteristiche del mercato del lavoro coinvolgendo maggiormente gli enti locali. Ma senza stravolgerlo. O cancellarlo. Perché è un fatto incontestabile che il sussidio non ha affatto funzionato dal punto di vista delle politiche attive del lavoro, però si tratta di uno strumento necessario per centinaia di migliaia di individui privi di risorse alternative di sostentamento. Soprattutto in questa fase delicata di crisi. Pur con accenti diversi, Bankitalia, Cnel e Istat convergono sulla necessità di muoversi con decisione mista a prudenza sul fronte del reddito di cittadinanza. 

LO STRUMENTO
L’attuale assetto del reddito di cittadinanza, annotano gli esperti di Bankitalia, «non è privo di aspetti critici, per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l’accompagnamento e l’inserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro». E questo vuol dire che la riforma complessiva contenuta nella manovra, aggiunge Palazzo Koch «potrebbe essere un’occasione per risolvere l’ambiguità e rafforzare l’efficacia misure nel raggiungere le situazioni di bisogno». Nel corso della audizione presso le commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato, Fabrizio Balassone, capo del Servizio struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia ha comunque sottolineato che «l’introduzione del reddito di cittadinanza ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del nostro sistema di welfare. Una forma di reddito minimo a sostegno delle famiglie più bisognose è presente in tutti i Paesi dell’area dell’euro e in molti di essi presenta carattere di universalità. In questi anni - ha detto ancora Balassone - il sussidio ha contribuito dapprima a contenere gli effetti negativi dell’epidemia di Covid sul reddito disponibile delle famiglie più fragili e poi a sostenere il potere d’acquisto particolarmente colpito dal recente shock inflazionistico».

LA CORREZIONE
L’esigenza di un intervento correttivo è stata messa in evidenza anche dal Cnel. Il reddito di cittadinanza è «da correggere e non abolire» e «va chiarita meglio la distinzione tra misure di contenimento della povertà e misure di sostegno all’inserimento al lavoro» ha osservato Tiziano Treu. Per il contrasto alla povertà, ha suggerito l’ex ministro del Lavoro, «si può mirare meglio l’aiuto sulle famiglie numerose e sui poveri» perché «non sono ancora tutti interessati da questa misura» e questo si può fare anche «rafforzando il rapporto con gli enti locali e soprattutto i Comuni, che sono in prima linea». 

Gli aspetti statistici dell’intervento messo in campo dal governo sono stati analizzati anche dall’Istat. Secondo le stime dell’istituto, sono soggetti a riduzione della durata del beneficio del reddito di cittadinanza circa 846 mila individui, ovvero poco più di un beneficiario su cinque. L’incidenza tuttavia è di oltre un terzo se si considerano i soli beneficiari in età compresa fra 18 e 59 anni. La decurtazione della durata, secondo l’Istat, coinvolgerebbe in prevalenza i nuclei familiari di ridotte dimensioni (in particolare coinvolge più della metà degli individui soli) e la componente maschile, e investirebbe quasi la metà dei beneficiari in età compresa fra 45 e 59 anni. La sottopopolazione soggetta a riduzione della durata comprende inoltre un terzo dei Neet fra 18 e 29 anni beneficiari del reddito di cittadinanza.

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Il Messaggero