Il futuro assetto della ‘galassia Eni’ è stato disegnato e porterà il cane a sei zampe a diventare ciò che era stato annunciato dalla presidente Emma Marcegaglia alla fine...
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Che l’ufficializzazione di questo percorso avvenga proprio nei giorni vicini al 53esimo anniversario della morte di Enrico Mattei a mio parere è una coincidenza curiosa e che fa ben sperare.
A cui vorrei si aggiungesse anche l’obiettivo di diventare una delle realtà che contribuiscono a modernizzare il sistema industriale italiano e a portarlo nel mondo.
La scelta, insomma deve essere chiara non solo al management di Eni ma anche a chi ha responsabilità di Governo. Che dovrà impegnarsi su questa partita essenziale per un nuovo Progetto Italia: investire sulle intelligenze e le esperienze che aziende come Eni e Saipem hanno formato in questi anni. È la differenza fra una tattica di breve periodo e una strategia di lungo respiro.
Del resto le ‘esitazioni’ della politica fanno parte della nostra storia e del nostro presente. Sono la conseguenza naturale dei ritardi nelle scelte di politica industriale di un Paese dove si rinviano le decisioni e dove è facile bloccare le attività economiche facendo leva sulle paure. È il caso delle estrazioni in mare, che stanno raccogliendo molte opposizioni basate sull’emotività e non su dati scientifici.
Enrico Mattei puntò sull’oil&gas come primo passo per costruire un sistema industriale italiano. Gli eredi del fondatore hanno le capacità per fare sì che Eni continui certo a rappresentare una fonte di risorse economiche per lo Stato, ma soprattutto un nucleo forte su cui costruire un nuovo sviluppo italiano in settori fondamentali quali l’oil&gas dove siamo in grado di produrre ricerca, maestranze di profilo internazionale. E che possiedono un indotto di grandi dimensioni.
La vicenda Saipem è emblematica: con l’ingresso del FSI – acronimo di Fondo Strategico Italiano - abbiamo l’occasione di fare compiere un salto di qualità all’azienda, come è nelle sue potenzialità. Facendo in modo che sia un valore aggiunto per il progetto Italia e per il settore della meccanica impiantistica.
Difendere l’italianità delle nostre aziende non è un affronto al ‘mercato’, visto che vengono comunque impiegate risorse pubbliche della CdP. Così come difendere la presenza a fianco delle aziende pubbliche del lavoro delle aziende dell'indotto quali l'impiantistica industriale della meccanica. Gli altri Paesi lo fanno con le opportunità in sede di gare di fornitura utilizzando lo strumento del "last call".
*Consigliere Pd Emilia Romagna Leggi l'articolo completo
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