Btp, il rendimento vola al 3,5%. Lo spread sale fino a quota 230. A settembre altri rialzi dei tassi, ecco cosa sta succedendo

Tensione su tutti i bond governativi europei: pesa l’attesa per le mosse delle banche centrali. A settembre altri rialzi dei tassi da Bce e Fed. Giù i titoli delle banche, Piazza Affari perde il 2%

Btp, il rendimento vola al 3,5%. Lo spread sale fino a quota 230. A settembre altri rialzi dei tassi, ecco cosa sta succedendo
Nuova fiammata dei rendimenti dei titoli di Stato dell’area euro. Il tasso del Btp decennale italiano sale fino al 3,5% (3,48 in chiusura), dal 3,3% del giorno precedente e...

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Nuova fiammata dei rendimenti dei titoli di Stato dell’area euro. Il tasso del Btp decennale italiano sale fino al 3,5% (3,48 in chiusura), dal 3,3% del giorno precedente e oltre mezzo punto percentuale in più rispetto alla settimana scorsa. Si allarga anche il differenziale di rendimento tra il titolo a 10 anni italiano e il Bund tedesco. Il contemporaneo movimento di crescita dei tassi contiene infatti solo in parte l’aumento dello spread, salito ieri fino a quota 230 per ripiegare a 226 in chiusura. Il rendimento del bond tedesco è tornato intanto ampiamente sopra l’1% (all’1,23% dall’1,09% dell’ultimo riferimento della vigilia). A spingere verso l’alto i rendimenti dei bond sovrani la crescita dell’inflazione (che nell’Unione europea ha toccato a luglio il 9,8%) e l’attesa di nuovi decisi rialzi dei tassi. Anche se l’impennata dello spread fra Btp e Bund, secondo alcuni analisti, si spiega anche con un minore sostegno nel mese di agosto ai titoli italiani da parte della Banca centrale europea.

 

 

Una nuova indicazione che la corsa dei prezzi per ora non si ferma è arrivata intanto ieri dalla Germania, dove i prezzi alla produzione nel mese di luglio sono cresciuti del 5,3% rispetto al mese precedente, contro una previsione di aumento dello 0,6%. Segnale che rafforza le prospettive verso un aumento dei tassi da parte della Bce. Francoforte, ha spiegato nei giorni scorsi Isabel Schnabel, componente del Comitato esecutivo dell’istituto centrale, vede un quadro in peggioramento per la crescita nell’area euro e «non escluderei la possibilità che stiamo entrando in una recessione tecnica». Ma è l’inflazione il timore più grande: «Le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate», ha osservato ancora Schnabel, riferendosi alla decisione del mese scorso di alzare i tassi di mezzo punto. «Se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell’inflazione di fondo (escluso cioè energia e cibo che sono le componenti più volatili, ndr), stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici», ha aggiunto ancora. In altre parole, la corsa dei prezzi si è diffusa in tutta l’economia e sarà necessario intervenire con decisione per frenarla. Dichiarazioni che lasciano aperta l’ipotesi di un altro rialzo dei tassi di Eurolandia mezzo punto alla riunione dell’8 settembre. 

 

 

 

La manovra

Anche la Federal Reserve americana sembra pronta a proseguire con la manovra di rialzi. Dai verbali dell’ultima riunione è emerso che potrebbe essere necessario imporre all’economia «per qualche tempo» condizioni più restrittive pur di frenare il caro-vita arrivato a toccare l’8,5%. «Abbiamo un’inflazione molto alta e ritengo che abbia senso continuare con una politica di tassi più alti», ha detto il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, dicendosi favorevole a un altro ritocco verso l’alto di 75 punti base. 


Intanto venerdì la prospettiva di un nuovo rialzo dei tassi ha spinto al ribasso i listini europei. Piazza Affari ha chiuso in calo di quasi il 2%, appesantita soprattutto dalle vendite sui titoli bancari.

 

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Il Messaggero