Autonomia, Confindustria frena. Bonomi: «Una riforma che divide l’Italia»

Dubbi sulle troppe materie che finirebbero alle Regioni

Autonomia, Confindustria frena. Bonomi: «Una riforma che divide l Italia»
Dividere. Spaccare. Penalizzare. Le parole questa volta pesano di più. Perché l’allarme sugli effetti perversi dell’Autonomia differenziata chiesta da...

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Dividere. Spaccare. Penalizzare. Le parole questa volta pesano di più. Perché l’allarme sugli effetti perversi dell’Autonomia differenziata chiesta da Veneto e Lombardia è arrivato, questa volta, da dove meno te lo aspetti. Dagli industriali di quello stesso Nord che, almeno a parole, il progetto leghista dovrebbe avvantaggiare. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, arriva persino a dire che discutere dell’Autonomia senza prima “finanziare” i Lep, i livelli essenziali dei servizi che devono essere uguali su tutto il territorio nazionale, «non sarebbe intellettualmente onesto». Una bocciatura netta della bozza Calderoli della legge quadro sull’Autonomia che, invece, prevede che i Lep vadano semplicemente «definiti» e non anche finanziati. Tutti uguali, insomma, ma solo sulla carta. 

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I PUNTI

L’occasione del confronto “franco” tra industriali e governo sui poteri chiesti da Veneto e Lombardia, è stata il convegno “Transizione e sviluppo: il futuro dell’Ue e delle Regioni” che si è tenuto ieri a Venezia.L’intervento netto di Bonomi contro l’Autonomia, era stato in realtà anticipato dal vice presidente Roberto Grassi. «L’autonomia differenziata non può e non deve diventare un nuovo tema che spacca il Paese, che penalizza la crescita dell’economia e la stabilità della finanza pubblica», aveva detto qualche minuto prima dell’intervento di Bonomi. 

Lo scetticismo di Confindustria riguarda anche l’ampiezza delle materie su cui Veneto e Lombardia chiedono di poter decidere da sole. «Da quando si è pensato alle 23 materie devolute alle Regioni il mondo si è trasformato», ha detto Bonomi. «Abbiamo assistito», ha proseguito, «a grandi cambiamenti, dalla pandemia agli shock energetici. Con molta onesta intellettuale dunque, si dovrebbe pensare a qualche riflessione su come effettivamente queste materie debbano essere ripartite».

LE PREOCCUPAZIONI

La preoccupazione riguarda soprattutto alcuni temi, come l’energia, le grandi infrastrutture di trasporto, il commercio con l’estero. Materie che, con la crisi energetica e la pandemia, non ha nessun senso che siano gestite a livello locale. Le imprese rischierebbero una babele di norme. Ma il presidente del Veneto Luca Zaia da questo orecchio non vuol sentirci e ha ribadito l’intenzione di andare «al tavolo delle trattative con tutte le 23 materie». Anche Calderoli non sembra intenzionato a frenare. Anzi. Ha annunciato che martedì prossimo, il 31 dicembre, nel pre-consiglio dei ministri porterà una nuova bozza di legge sull’Autonomia. Il leader della Lega Matteo Salvini è andato anche oltre, dicendo di «sperare» che il provvedimento sia approvato nel consiglio dei ministri del 2 febbraio. Dieci giorni esatti prima delle elezioni regionali. Al momento, anche il vista del pre-consiglio dei ministri, il confronto è «tecnico», ha spiegato il ministro. 

Il primo passaggio, ha sottolineato Calderoli, sarà definire cosa esattamente contengono le materie chieste dalle Regioni. «Poi, una volta noti i contenuti di quelle materie, una Regione chiederà al governo. Ci sarà un governo che dovrà rispondere si o no, il Parlamento che esprime un parere, e alla fine un voto a maggioranza assoluta del Parlamento. Si chiama differenziata - ha sottolineato il ministro per gli affari regionali e le autonomia - proprio perché va gestita e portata avanti cum grano salis». Ma uno dei punti deboli è che tutta la discussione «cum grano salis», dovrebbe avvenire, come prevede la bozza di legge sull’Autonomia, tra il ministro degli Affari Regionali e le Regioni interessate. Tra Calderoli a rappresentare lo Stato da una parte, Zaia e Fontana dall’altra. Sulla stesura delle intese non ci sarebbe il coinvolgimento di tutti i ministri. 

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