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“Siamo estremamente preoccupati dagli aumenti in busta paga di circa l’8-9% rispetto agli attuali minimi che le famiglie datrici di lavoro domestico dovranno affrontare a partire dal prossimo anno. Dal 1° gennaio 2023, infatti, scatterà l’aggiornamento delle retribuzioni minime in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo. Secondo una stima approssimativa, per una badante questo aumento potrebbe costare 125 euro in più al mese a famiglia, circa 2000 euro in un anno.
Senza un accordo tra le parti sociali questo aumento retributivo scatterà in automatico, e il tempo stringe: il Ministero del Lavoro dovrà convocare la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo, così come previsto all’art. 38 del Ccnl.
Si rende pertanto necessario un confronto con le parti sociali per concordare uno scaglionamento nel tempo di questi incrementi, che peseranno sui budget familiari, già alle prese con gli aumenti dei costi del gas e dell’energia. Ribadiamo inoltre la necessità di una defiscalizzazione del lavoro domestico per scongiurare il rischio di incremento del lavoro nero, fenomeno preoccupante che rischia di dilagare qualora le famiglie dovessero trovarsi nelle condizioni di non riuscire a far fronte a questi aumenti vertiginosi”. Così l’Avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione - associazione nazionale datori di lavoro domestico - a margine della presentazione dell’Atlante Fidaldo, secondo report di ricerca relativo al lavoro domestico negli interventi delle regioni e delle città italiane.
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