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Le prime nuove misure per le piccole imprese arriveranno se tutto va bene ai primi di maggio. Ma governo e parlamento proveranno a dare appena possibile qualche segnale in risposta alla mobilitazione di questi giorni, in particolare dei pubblici esercizi e del turismo. Domani, sempre che non ci sia uno slittamento di ventiquattro ore, il consiglio dei ministri dovrebbe approvare il Documento di economia e finanza che include la cifra dell’ulteriore scostamento di bilancio da 35-40 miliardi. Documento e autorizzazione al deficit andranno poi votati dalle Camere, nella settimana che si conclude il 25 aprile. Dopodiché, l’esecutivo avrà la disponibilità finanziaria per il nuovo provvedimento, la cui approvazione verosimilmente andrà oltre la fine di aprile.
LE TAPPE
Intanto però al Senato è in corso l’esame del precedente decreto Sostegni. Per le modifiche parlamentari è disponibile una dote di 550 milioni: non moltissimi ma sufficienti per qualche intervento significativo: che paradossalmente entrerà comunque in vigore dopo il prossimo decreto legge (per i tempi tecnici della conversione) ma che se approvato rappresenterebbe comunque una risposta politica alle esigenze manifestate dagli imprenditori.
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«Il grido di dolore dei pubblici esercizi, dei ristoranti, degli operatori del turismo e delle attività più colpite dalle restrizioni va compreso e richiede risposte urgenti» ha detto Daniele Manca, capogruppo Pd in commissione Bilancio a Palazzo Madama e relatore del provvedimento.
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I SALDI
Le valutazioni sono comunque ancora in corso ed è possibile che alla fine una parte delle misure sia spostata verso il nuovo decreto, che di certo avrà al suo centro il sostegno alla liquidità delle imprese. Una mozione che punta tra l’altro a estendere la durata dei prestiti garantiti dallo Stato e a prolungare a fine anno la moratoria sui mutui è stata presentata per il Pd alla Camera da Francesco Boccia, Debora Serracchiani e altri deputati.
Resta da vedere se tutto ciò basterà a soddisfare le esigenze dei settori colpiti, che ora guardano alla possibilità di riapertura ma chiedono anche adeguati sostegni economici. «La ristorazione ha perso 10 miliardi di euro di fatturato da gennaio a Pasqua, ora servono almeno 6-8 miliardi di ristori per ripartire», stima il direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi Roberto Calugi. Oggi Fipe-Confcommercio, a margine dell’assemblea straordinaria convocata in piazza a Roma e che vedrà la partecipazione di cuochi stellati e operatori provenienti da tutta Italia, incontrerà il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per esporgli le richieste. Aiuti mirati per alleggerire i canoni di locazione e stop alle tasse, a partire da quella sui rifiuti, sono le priorità. «Abbiamo chiuso il 2020 con 40 miliardi di minor fatturato e appena 2,5 miliardi di ristori, assolutamente insufficienti. Necessaria una svolta sui costi fissi. Il canone di locazione pesa per il 10 per cento sul fatturato delle imprese del comparto e solo una su quattro ha ottenuto uno sconto sull’affitto», insiste il dg di Fipe. Il menù degli aiuti richiesti alcuni dei provvedimenti su cui si sta ragionando, in particolare sul fronte fiscale. Poi la proroga delle moratorie bancarie e tempi più lunghi per restituire i prestiti contratti in emergenza. In assenza di miglioramenti per Fipe quest’anno chiuderanno altre 35 mila attività.
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Il Messaggero