I ladri seriali e quelle pene che non durano mai abbastanza

I ladri seriali e quelle pene che non durano mai abbastanza
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Doloretti di vita quotidiana nella capitale. Primo. Sorprende il ladro nel giardino, ferito mentre scavalcava la recinzione. Anziché fuggire lo sconosciuto chiede le chiavi. Vuole entrare in casa, svaligiare e andarsene. Anzi, lo pretende. Chiamata al 112: «Qui c'è un ladro che sta sfondando la porta d'ingresso, sotto i miei occhi».


Siamo a via Accademia Aldina, in pieno giorno. Arriva la polizia e arresta il malvivente. Quaranta quattro anni, recidivo, va in carcere. Forse ci starà per sei mesi, pagherà forse 400 euro di multa. Secondo. Col cappuccio alzato irrompe nella farmacia di via Ugento. Sfodera due cacciaviti e si fa consegnare l'incasso da un dipendente. Un copione che si ripete decine di volte al giorno, in città. Ripreso dalle telecamere di sicurezza ha 37 anni, copiosi precedenti, considerato soggetto seriale, è stato subito riconosciuto.

Le manette sono scattate due ore dopo, a casa sua. Stasera dorme a Regina Coeli. Sarà processato per rapina aggravata, l'ultima di una lunga serie. Non sembra scoraggiato dall'accaduto. Terzo. Grazie alle telecamere, sempre più diffuse, sempre più utili, è stato identificato un uomo di 44 anni specializzato in rapine a catena nei negozi della zona di viale Marconi. Armato di pistola visionava gli esercizi da colpire con accuratezza e velocità ma alfine lo hanno riconosciuto perché agiva a volto scoperto, puntualmente filmato.

L'ordine di arresto lo ha raggiunto a Regina Coeli dov'era già rinchiuso per una precedente condanna. Stesso reato, ovviamente. Conforta che personaggi del genere siano in carcere, rassicura meno la certezza che durerà poco. I ladri seriali da noi hanno bisogno di libertà.

paolo@graldi.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero