Filippone, la frase al poliziotto che rivela il suo folle piano: «Mia moglie deve farsi perdonare»

CHIETI - "Mia moglie deve farsi un esame di coscienza". Sono le parole dette da Fausto Filippone a un poliziotto della stradale di Pescara domenica pomeriggio...

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CHIETI - "Mia moglie deve farsi un esame di coscienza". Sono le parole dette da Fausto Filippone a un poliziotto della stradale di Pescara domenica pomeriggio mentre era aggrappato al viadotto della A14 a far capire che oltre a quel tarlo della depressione che si annidava nella sua mente, nel suo cuore c'era dell'altro, molto più grave.


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Un rancore verso Marina Angrilli, la prof di lettere del liceo madre della sua Ludovica, quella bimba di undici anni che il papà 49enne ha lanciato giù dal viadotto dell'autostrada. Ma perché quel rancore verso la donna da parte del manager pescarese? Sarebbe stato questo, forse, più della depressione che affliggeva Fausto Filippone a fargli tendere un tranello dopo l'altro alla moglie e alla figlioletta Ludovica.

LA TRAPPOLA «Lei in quella casa di Chieti non ci andava mai». Lo dicono chiaro i vicini di quel condominio di piazza Roccaraso 18 a Chieti scalo dove si è consumata la prima tragedia. Appare sempre più chiaro quel tranello che il manager avrebbe teso alla moglie di tre anni più grande di lui. L'ha convinta ad uscire dalla loro casa di Pescara, nella villetta di via di Punta Penna, dove vivono tutti i familiari di lei, con una scusa: «Andiamo a comprare la lavatrice al centro commerciale». Ma nella testa dell'uomo c'era un altro disegno, che poi si completerà nelle otto ore di quel dramma familiare che ha visto prima la morte della moglie, precipitata dal secondo piano del loro appartamento affittato agli studenti, e poi, a distanza di un'ora, della figlioletta Ludovica, di undici anni, portata per mano su quel cavalcavia dell'A14 a Francavilla dove poi l'ha lanciata di sotto, dandole prima un ultimo bacio, ingannata anche lei con quella frase «ti faccio una sorpresa».

 

E infine con quel suo gesto estremo di lanciarsi di sotto, dopo essere rimasto sette ore aggrappato alla rete del parapetto del viadotto, precipitando a fianco del corpicino della sua piccola. Quel disegno folle di Fausto Filippone sembra sempre di più un piano premeditato per sterminare la sua famiglia, descritta dai vicini di casa così: «Sana, normale, con tutti i requisiti per essere una famiglia modello». Convergono verso questa direzione gli elementi dell'indagine della Squadra mobile di Chieti. Ma quella frase confidata all'agente della stradale prima di buttarsi di sotto dal cavalcavia, "Mia moglie deve farsi un esame di coscienza", lascia intravedere che nella testa di Fausto Filippone la sua famiglia andava punita, come poi ha fatto, nel modo più terribile.


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Il Messaggero