Trump ci ripensa: Melania fa liberare i bimbi dalle gabbie

Donald Trump non ama ammettere di aver torto. Ma questa volta lo ha fatto, anche se indirettamente. Ieri pomeriggio ha firmato un decreto con cui ha posto fine alla politica...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

Leggi l'articolo e tutto il sito ilmessaggero.it

1 Anno a 9,99€ 89,99€

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Rinnovo automatico. Disattiva quando vuoi.

L'abbonamento include:

  • Accesso illimitato agli articoli su sito e app
  • La newsletter del Buongiorno delle 7:30
  • La newsletter Ore18 per gli aggiornamenti della giornata
  • I podcast delle nostre firme
  • Approfondimenti e aggiornamenti live
Donald Trump non ama ammettere di aver torto. Ma questa volta lo ha fatto, anche se indirettamente. Ieri pomeriggio ha firmato un decreto con cui ha posto fine alla politica anti-clandestini da lui stesso adottata che ha causato la separazione di oltre 2500 bambini dai genitori al confine con il Messico. Trump era stato investito da una miriade di critiche, incluso quella decisiva di Melania, la first lady. Sarebbe stata lei, sostenuta anche dalla figliastra Ivanka, a ottenere la marcia indietro.


Melania aveva espresso la sua disapprovazione quattro giorni fa, e si era augurata che il Paese potesse «governare anche con il cuore». E' noto che la signora è legatissima al figlio Barron, e che si era rifiutata di seguire il marito a Washington per vari mesi, proprio per permettere al figlio di finire la scuola e restargli accanto. Le immagini, il pianto dei bambini strappati alle braccia di mamma e papà l'avrebbero colpita profondamente, e pare che sia riuscita anche a far vedere al marito la crudeltà della pratica. Trump era peraltro rimasto colpito dalla massa di proteste che gli erano cadute addosso, ma non voleva tradire la sua base che invece approvava la prassi. Il decreto firmato ieri cerca di salvare capra e cavoli: Trump non rinuncia alla tolleranza zero, e cioè continua a pretendere che chiunque attraversi il confine illegalmente venga arrestato, ma chiede che genitori e bambini vengano trattenuti insieme, fino a che un giudice non decida se meritino di essere accolti come rifugiati o non debbano tornare al Paese di origine.

LEGGE
Il guaio per il presidente è che esiste una legge del 1997 che vieta di trattenere i minori nei centri detenzione dell'immigrazione per un periodo di oltre 20 giorni. In pratica Trump si trova davanti lo stesso ostacolo che aveva bloccato i suoi predecessori, Bush e Obama, e li aveva costretti spesso a mettere in libertà i clandestini, sapendo che molti si sarebbero nascosti nel Paese senza mai presentarsi al giudice. Tuttavia, qui potrebbe intervenire il Congresso: oggi la Camera vota una legge che potrebbe cambiare le disposizioni del 1997. Se Trump incassasse questa vittoria, l'unica vera macchia che gli resterebbe di questi mesi angosciosi sarebbe la sorte dei 2500 bambini già tolti ai genitori, molti dei quali sono smarriti nel sistema, e si teme che non si riuscirà mai più a ricongiungerli con i propri genitori.

IL PAPA
Un dramma nel dramma che ha toccato profondamente Papa Francesco, sgomento per quanto sta accadendo al confine tra Messico e Usa, proprio a ridosso di Ciudad Juarez, dove due anni fa ha celebrato la messa con i latinos. «Dividere i bambini dai genitori è una cosa immorale. Mi schiero con l'episcopato americano» ha detto in una intervista alla Reuters, appoggiando le parole di protesta dei vescovi Usa. La riflessione di Bergoglio sui massicci flussi migratori si è poi allargata alle politiche populiste. «I populismi non servono a granché, non sono la soluzione e poi aumentano la psicosi contro le migrazioni».

Parlava in generale naturalmente ma dentro ci sono inevitabilmente finiti anche i populismi di matrice europea che stanno mettendo a nudo le debolezze nel sistema d'accoglienza che andrebbe riprogrammato tra gli Stati membri. Per l'Europa, per esempio, dice, molto meglio un Piano Marshall per l'Africa capace di sostenere lo sviluppo delle nazioni africane. Solo così le emigrazioni si possono limitare, altrimenti i giovani continueranno a fuggire alla miseria e alla povertà.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero