Alitalia, sgambetto Ue: basso l’interesse al 10% sul prestito dello Stato

Alitalia, sgambetto Ue: basso l’interesse al 10% sul prestito dello Stato
ROMA Bruxelles ha detto stop. Di fronte allo stallo sul fronte delle offerte per Alitalia e a quello, ben più grave, per la mancata formazione di un governo in grado di...

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ROMA Bruxelles ha detto stop. Di fronte allo stallo sul fronte delle offerte per Alitalia e a quello, ben più grave, per la mancata formazione di un governo in grado di gestire rapidamente la cessione, la Commissione europea ha fatto scattare l’allarme rosso. Avviando ufficialmente, come più volte minacciato, un’indagine sul prestito ponte di 900 milioni concesso alla compagnia aerea dall’esecutivo uscente. Il timore di Bruxelles è che l’intervento per dare ossigeno ad Alitalia, notificato a gennaio scorso ma concesso un anno fa, possa essere un aiuto di Stato e che abbia così assicurato una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti. Non è certo un mistero che la Commissione si muove anche su sollecitazione dei vettori esteri che di Alitalia vorrebbero fare un sol boccone. 


Ma di fronte allo slittamento dei termini della vendita, aprile era stata indicata come dead line mentre ieri è arrivata la conferma del decreto ad hoc che sposterà a dicembre la cessione, non poteva fare altrimenti. Anche il tasso del 10% è considerato non in linea con una società in crisi profonda. «Paghiamo - dice Andrea Giuricin, grande esperto del settore dei trasporti - il fatto che siamo andati per le lunghe con la vendita. Bisognava chiudere prima delle elezioni». Non ha poi aiutato il recente caso del salvataggio di Air Berlin che, come si ricorderà, è stato risolto in poco più di un mese, con il prestito dello stato tedesco ritornato alla base dopo l’arrivo di Lufthansa che ha rilevato il vettore in crisi. L’asta per rilevare Alitalia è invece bloccata. Da un lato i commissari straordinari aspettano l’insediamento del nuovo inquilino di Palazzo Chigi, dall’altro le proposte arrivate dalle cordate in corsa sono state considerate insufficienti dal governo. 

L’ACCUSA

«La Ue - ha spiegato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager - ha il dovere di assicurarsi che i prestiti dati dagli stati membri ad aziende private siano in linea con le norme». I tecnici europei vedono tre problemi. Il primo riguarda la durata del prestito, «che va da maggio 2017 fino almeno a dicembre 2018». Il timore è che «superi la durata massima di sei mesi prevista dalle manovre di salvataggio». E di certo sarà così visto che una vendita lampo non è certo imminente. Il secondo ha a che fare con la cifra degli aiuti, ovvero potrebbero non essere limitati «al minimo necessario». Il terzo punto è proprio il tasso del prestito, considerato troppo benevolo nei confronti della compagnia, nonostante sia ben più alto di quelli del mercato. Il punto più critica resta comunque quello della durata. Dopo il prestito ponte di 600 milioni concesso a maggio 2017, e il secondo da 300 milioni concesso ad ottobre, non c’è stato nessun segnale positivo sul fronte della trattiva. E il decreto con la proroga in arrivo sul tavolo di Palazzo Chigi giovedì conferma, come anticipato dal Messaggero, che il rimborso del prestito, inizialmente previsto entro il 30 settembre, slitterà a dicembre. In pratica, se non ci saranno novità, l’aiuto durerà 18 mesi, invece dei 6 consentiti dalle regole. Sempre ieri Alitalia e sindacati hanno raggiunto un accordo sulla procedura di proroga della nuova cigs in scadenza il 30 aprile. Durerà altri 6 mesi a partire dal 1 maggio, interesserà 1.480 dipendenti ( erano 1.630 e la richiesta iniziale era di 1.680), sarà a rotazione. Mentre per meno di 300, ma il numero verrà definito nei prossimi incontri, sarà a zero ore.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero