Alfano: «Non mi ricandido e non farò il ministro»

Alfano: «Non mi ricandido e non farò il ministro»
«Ho scelto di non candidarmi alle prossime elezioni e non farò nemmeno il ministro». La resa di Angelino Alfano, dopo un quinquennio al governo e quattro...

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«Ho scelto di non candidarmi alle prossime elezioni e non farò nemmeno il ministro». La resa di Angelino Alfano, dopo un quinquennio al governo e quattro legislature consecutive in Parlamento, arriva ad una manciata di giorni da una direzione di Ap che, salvo colpi di scena, potrebbe vedere la spaccatura dei centristi. Con una novità, favorita proprio dall'uscita di scena del ministro degli Esteri: quella della crescita del pressing di chi, in Ap, guarda al centrodestra ed è convinto che, a dividere i centristi da Silvio Berlusconi, era proprio la figura di Alfano.


«Lascio il Parlamento, non la politica», sono le parole del titolare della Farnesina. Parole che arrivano inaspettate (Lupi era uno dei pochissimi a saperlo) alla gran parte degli esponenti di Ap. Alfano infatti decide di fare il suo annuncio a Porta a Porta e solo dopo incontra lo stato maggiore del partito in una lunghissima segreteria politica. Ma la sua uscita di scena, per il momento, non risolve il destino dei centristi, con una parte (a cominciare da Beatrice Lorenzin) in procinto di allearsi il Pd e il resto in bilico tra la corsa solitaria e il sodalizio con altre anime del centro, a partire da Stefano Parisi.

E con la prospettiva di andare a fare la «quarta gamba» della coalizione di centrodestra. Perché è questa prospettiva, raccontano fonti centriste, che la scelta quasi «alla Di Battista» presa da Alfano potrebbe favorire. Una parte del partito, con i lombardi e Roberto Formigoni in testa, non ha mai nascosto di guardare proprio al centrodestra e fonti parlamentari raccontano di una telefonata tra il leader di Epi, Stefano Parisi e il coordinatore di Ap Maurizio Lupi nei minuti successivi all'annuncio di Alfano. Con un'idea, in cantiere: quella di un polo che faccia da cuscinetto, nella coalizione di centrodestra, ai due alleati più a destra di FI, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Idea che avrebbe la benedizione di Silvio Berlusconi e sulla quale, con diversi intoppi di percorso, stanno lavorando l'Udc e gli altri componenti delle aree di centro.


Ma, al di là delle ipotesi i centristi, senza Alfano che ha sempre fatto da trait-d'union tra le varie anime del partito, vanno verso la spaccatura. «La missione politica della coalizione di governo va ribadita», spiega Fabrizio Cicchitto che, assieme a Sergio Pizzolante, è tra quelli che guarda al Pd. E ora, in più, in Ap c'è un nodo leadership, con Lorenzin e Lupi che, difficilmente si accorderanno sulla direzione da prendere. Nel frattempo, fuori da Ap, ad applaudire il gesto di Alfano sono Pier Ferdinando Casini e Raffaele Fitto mentre Salvini ironizza: «non si candida? Dormiremo stanotte?». Salvini che, prima di Natale, sarà tra i partecipanti al vertice del centrodestra annunciato da Silvio Berlusconi in mattinata. Un vertice che metterà in campo il tavolo sul programma e che, dopo le frizioni riemerse in questi giorni, dovrebbe servire ad riavvicinare le anime del centrodestra.
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Il Messaggero