I social da venerdì pomeriggio sono impazziti. La morte, stavolta ufficiale, di Gabriella Nardini, 66 anni, da tutti conosciuta come Kissy Teramo, ha raggiunto tutti. Anche...
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Leggi anche -> Morta Kissy Teramo, Gabriella Nardini aveva 66 anni: stavolta non è una fake news
Il loro obiettivo, centrato in pieno, era quello di ottenere centinaia di migliaia di like con video postati su una donna il cui unico male è stato quello di andare in giro per la città vestita in un modo tal volta poco consono per i nostri gusti e urlare parolacce e insulti, sbagliando forse a parlare correttamente in italiano, chissà?
Così come scrive Giancarlo Falconi sul blog “I due punti”: "Non scriverò nulla su quei ragazzi che ti hanno preso in giro, scanzonato, umiliata. Sono frutto di una demenza sociale che vieta all’emotività di trasformarsi in sentimento e attenzione verso il prossimo. Tu eri Kissy, un’altra realtà del quotidiano".
Ma il quotidiano è fatto anche da quei ragazzi che un giorno saranno gli uomini e le donne della nostra società. C’è da inorridire, e non da ridere, se si guarda ciò che è postato su quelle pagine. Per fortuna già molto tempo fa, e non oggi che è morta, c’era chi la difendeva e chiedeva di lasciarla perdere. Sul suo decesso anche la magistratura vuol vederci chiaro. Il corpo è ancora a disposizione del pm di turno che quasi sicuramente domani disporrà l’autopsia dopo che un’inchiesta è stata aperta già a gennaio dopo il ricovero per un’emorragia cerebrale e il sospetto di ritardi nel soccorso.
Intanto, nei mesi precedenti a far rimuovere alcuni video da Youtube ci ha pensato il compositore teramano Enrico Melozzi che, con una trovata stravagante, ha depositato alla Siae un’opera che vede Kissy come protagonista, "un esperimento – spiega – per tutelarne il diritto d’autore, poi contestato". Ma come lui, ce ne sono molti altri che hanno preso le difese di Kissy quando veniva presa in giro e derisa. Federico, il ragazzo che il giorno del malore era con lei e l’ha aiutata chiamando i soccorsi, è uno di questi. "Dovete smetterla. Lasciatela in pace una volta per tutte. Che male vi ha fatto sta poveretta", scriveva, invece, Paolo M. su Facebook lo scorso maggio. Commenti che oggi lasciano spazio all’ipocrisia di tanti altri. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero