Era un Ragazzo di via Panisperna e disse “no” alla bomba atomica, la storia di Franco Rasetti rivive in Umbria

Era un Ragazzo di via Panisperna e disse “no” alla bomba atomica, la storia di Franco Rasetti rivive in Umbria
(Claudio Monellini, presidente dell'Associazione Franco Rasetti) Uno dei protagonisti del XX secolo è ritornato a...

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(Claudio Monellini, presidente dell'Associazione Franco Rasetti)

Uno dei protagonisti del XX secolo è ritornato a vivere grazie alla perseveranza dei suoi conterranei. Tutto cominciò con Enrico Fermi, o meglio nell’anno del centenario della sua nascita. A metterci lo zampino fu Piero Angela.

Il famoso divulgatore scientifico inviò un collaboratore della Rai a Castiglione del Lago. Lo scopo era quello di raccogliere più informazioni possibili sul fisico atomico umbro che negli anni ‘30 era stato uno dei Ragazzi di via Panisperna: Franco Rasetti. A Pozzuolo Umbro, infatti, piccola frazione di Castiglione, c’erano ancora persone che avevano interagito con lo scienziato e che ne potevano raccontare le gesta. A far da Cicerone fu Claudio Monelli, classe 1960, colui che anni dopo fondò l’associazione dedicata proprio a Rasetti a cui seguì il museo scientifico che ha sede a Palazzo Moretti.
«Era il 2001, accompagnai l’inviata di Angela nei luoghi che ricordavano il nostro concittadino -ricorda Monellini-, la giornalista doveva realizzare una parte dello speciale Superquark relativo al centenario di Enrico Fermi. Si presentò di buon mattino al Comune di Castiglione e mi chiese di seguirla e portarla nei luoghi e dalle persone che avevano conosciuto Rasetti».

L’IDEA
Da cicerone a fondatore il passo è stato breve. Quella visita inaspettata segnò un passaggio fondamentale della piccola comunità pozzolese. L’equazione di partenza fu molto semplice: Rasetti uguale Pozzuolo Umbro uguale museo.
«A cinque anni da quell’incontro -racconta ancora Monellini- il 5 dicembre 2006, grazie al sostegno di chi aveva conosciuto e vissuto con lo scienziato, fondai l’associazione Franco Rasetti. Lo scopo? Tutelare la memoria storica dello scienziato, di promuoverne la conoscenza, lo studio come figura filosofica e umana, diffondere il suo ruolo di uomo di pace e far conoscere i suoi lavori nelle varie branche della scienza». Insomma un compito non da poco che vede impegnato il nostro Monellini ancora ai nostri giorni.

IL MUSEO
Visitare il museo è come fare un passo indietro nel tempo. Non solo Fisica, nei saloni affrescati si respira anche Botanica, Paleontologia, Entomologia e Geologia. Tante le foto d’epoca, i libri e altri documenti. Ti giri da una parte e vedi in bella mostra gli attestati con i voti del Liceo e gli statini dell’Università del giovane Rasetti. Ti volti dall’altra e scopri le testimonianze della sua permanenza in Canada, quelle del club di Bridge di Montreal di cui era socio.
«Molto del materiale che abbiamo qui in museo -continua Monellini- ci è stato fornito dal rappresentante legale della famiglia, l’avvocato Gianfranco Cecchi Aglietti cugino di Rasetti. Grazie a lui conserviamo come reliquie tutto il materiale che lo stesso Franco gli ha lasciato». Ma sicuramente il documento più importante è il libro sui fiori delle Alpi. Dopo la Fisica nucleare, lo scienziato atomico si dedicò alle materie che aveva amato negli anni dell’adolescenza. Oltre al prezioso volume, il museo conserva ancora le mappe dei luoghi delle Alpi dove lo scienziato aveva raccolto le varie specie endemiche.

COME LEOPARDI

Alla stregua del poeta di Recanati, Giacomo Leopardi, anche Rasetti ebbe la sua prima educazione entro le mura domestiche. Il padre, Giovanni Emilio Rasetti, titolare della cattedra ambulante di agricoltura dell’Università di Pisa, lo iniziò alle scienze naturali. Tra il 1919 e il 1939 la collezione di coleotteri della famiglia raggiunse il ridondante numero di 13 mila pezzi, ora conservati presso il Museo zoologico di Roma. Alla fine degli anni ‘30, dopo il periodo dei Ragazzi di via Panisperna, Rasetti si stabilì in Canada. Fu uno dei pochi a dire “no” alla bomba atomica. La storia dice che nel settembre del ‘42 rifiutò l’invito a collaborare con gli scienziati inglesi trasferiti dall’Inghilterra a Montreal intorno al progetto nucleare che sarebbe poi confluito a Los Alamos. Probabilmente la sua scelta fu più che azzeccata: «Enrico Fermi se ne andò nel 1954, all’età di 53 anni -chiosa Monellini-. Lui, invece, Rasetti, visse fino al 2001. Lasciò questa terra a 100 anni compiuti. Ci ha lasciato una singolare testimonianza: meglio i fiori che gli atomi».

enzo.vitale@ilmessaggero.it

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