Mattarella alla Casa dello Studente
dolore e commozione con i parenti
dei ragazzi morti nel terremoto

Mattarella alla Casa dello Studente dolore e commozione con i parenti dei ragazzi morti nel terremoto
di Angelo De Nicola
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 09:56

L'AQUILA - Un confronto col dolore, anche il proprio. Se il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto, nella sua prima visita ufficiale in Abruzzo, la Casa dello Studente come suo “atterraggio” nella città ferita, di certo non sarà stato per esigenze logistiche.

I silenzi, le pochissime parole, la sobrietà anche nel salutare gli aquilani (pochi, per la verità, ma il luogo era fortemente scomodo essendo possibile arrivarci solo dalle direttrice di via XX settembre, a un certo punto, chiusa anche al traffico), testimoniavano una vicinanza non di circostanza dell’uomo Mattarella, colpito anche lui da un “terremoto” quale la perdita di un fratello ammazzato dalla mafia.

«Gliel’abbiamo letto negli occhi, il dolore» ha commentato subito dopo l’incontro col Presidente, Renza Bucci, duramente colpita dalla tragedia e attivista della Fondazione 6 aprile. «Ci ha detto: ho pensato spesso a voi» ha sottolineato Luigi Esposito, padre di Francesco Maria, il giovanissimo custode aquilano della Casa dello Studente morto con i sette universitari tra cui Hussein Amade, detto Michelone, musulmano, che l’ultima telefonata quella notte la fece a un suo connazionale cristiano che anche lui studiava all’Aquila: «Non siamo morti a Gerusalemme non moriremo qui».

Giovani voci, come quelle dei ragazzi di Parigi.

LE DUE SOPRAVVISSUTE

«I ricordi non passano mai». Così Mattarella ha detto rivolgendosi a Cinzia Di Bernardo e Roberta Barcellona, le due studentesse superstiti del crollo dello Studentato, presenti alla deposizione della corona in memoria delle vittime accompagnate dalle avvocatesse Wanda Della Vigna e Simona Fiorenza. Una cerimonia a cui hanno preso parte il vicepresidente del Csm, Legnini; il Governatore D'Alfonso e il sindaco Cialente. C’era anche il sindaco di Teramo, Brucchi. «Non si può morire perchè si costruisce male- ha detto Cialente-. Quindi prima di pensare al Ponte sullo Stretto chi di dovere si ricordi che c'è un intero territorio da mettere in sicurezza, specie quello sismico».

In quella strada del dolore, c’erano anche i rappresentati dell’Associazione dei familiari degli studenti universitari fuori sede deceduti nel sisma (“Avus 6 Aprile 2009”) che hanno consegnato al Presidente una lettera. «Ci preme portare alla sua attenzione la nostra richiesta di concedere agli studenti universitari deceduti nel sisma dell'Aquila e agli studenti universitari sopravvissuti con danni permanenti, lo status di “vittime del lavoro” e come primo segno tangibile di attenzione alle famiglie che da sei anni sopportano il peso incommensurabile delle macerie dell’anima».

«All'Aquila- è un altro passaggio della lettera- sono deceduti 55 studenti, di cui 50 universitari cosiddetti “fuori sede”. I nostri ragazzi si trovavano quella notte all'Aquila perchè nei giorni seguenti avevano lezioni, esami, adempimenti burocratici in segreteria. Come in tutto l'arco dell'anno accademico essi lavoravano per loro e con la loro presenza in città sostenevano l'economia di una delle primarie fonte di reddito della cittadinanza dell'Aquila quale l'Università».

L’“ANGELO” AQUILANO

Oltre le transenne, tra la miriade di agenti, c’è anche l’aquilano Fausto Gragnoli, luogotenente dei carabinieri in forza al Nucleo di scorta del Presidente della Repubblica. Era già con Ciampi nella visita ufficiale di quest’ultimo il 23 settembre del 1999. Poi è stato con Napolitano. Inutile chiedergli cosa prova lì, davanti alla Casa dello Studente. Dove sono morti otto ragazzi. Otto figli dell’Aquila. I suoi occhi parlano per lui.

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