Inflazione in calo negli Usa, la Fed può accelerare sui tassi

Aprile ha fatto registrare una frenata del caro vita: l’indice ha raggiunto il 3,4 per cento, in linea con le attese

Inflazione in calo negli Usa, la Fed può accelerare sui tassi
di Angelo Paura
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Giovedì 16 Maggio 2024, 05:00

Si tratta di un segnale timido, che per ora non riesce a dare una direzione certa: i dati pubblicati ieri sull’inflazione ci dicono che la pressione sui prezzi negli Stati Uniti è diminuita nel mese di aprile. E questa è una buona notizia visto che si tratta della prima volta nel 2024. Quanto? Il consumer-price index, ovvero l’indice che misura l’inflazione, si è attestato al 3,4 per cento -rispetto a un anno fa, in ribasso rispetto al 3,5 per cento di marzo e in linea con le attese degli analisti.

In tutto questo Wall Street continua la sua marcia in avanti a maggio, con Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq in salita di circa l’1%, sperando che il dato possa spingere la Federal Reserve verso un taglio al costo del denaro, che per ora sembra ancora lontano, forse in autunno. Ma il leggero rallentamento dell’inflazione è un segno del fatto che la cura della Fed - e la serie di rialzi fatti dal 2022 - stanno dando risultati, rallentando l’economia: è importante ricordare che nel luglio del 2022 l’inflazione aveva superato il 9%, spinta dalla pandemia e dalle tensioni internazionali. Ora dopo una cura di un anno e mezzo con il costo del denaro ai massimi degli ultimi 23 anni, compreso nell’intervallo tra il 5,25% e il 5,50%, i mercati chiedono alla Banca centrale di iniziare a rallentare.

LA DIREZIONE
«Si tratta di una piccolo passo nella direzione giusta», ha detto Stephen Stanley, capo economista negli Stati Uniti per la banca Santander. Che significa? Di sicuro nel breve termine non cambierà il parere della Fed, che si attende ancora una inflazione verso il 2% per iniziare a ridurre il costo del denaro: dopo le buona speranze dell’anno scorso, quando la pressione sui prezzi era scesa notevolmente facendo pensare a un atterraggio morbido, evitando una recessione, nel 2024 i dati sono tornati a salire, anche se di poco, facendo ripensare alla Banca centrale americana l’intera strategia: se alla fine del 2023 si parlava di tagli previsti per giugno, oggi i governatori guardano all’autunno o addirittura all’anno prossimo.

LE PREVISIONI
«Credo che questo sia un segnale confortante per la Fed, ma allo stesso tempo c’è ancora del lavoro da fare», scrive Sarah House, analista di Wells Fargo.

Due giorni fa parlando a un evento ad Amsterdam, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell aveva detto che i dati del 2024 gli avevano fatto assumere un approccio più cauto. «Non ci aspettavamo che questa fosse una strada semplice, ma questi dati erano più alti di quanto chiunque si aspettasse», ha detto aggiungendo: «Ciò che ci dicono è che dovremo essere pazienti e lasciare che la politica restrittiva faccia il suo lavoro». Tradotto significa nessun taglio per ora.

Per quanto riguarda la politica, se l’inflazione continuerà a scendere potrebbe avere un impatto positivo sulla campagna elettorale di Joe Biden che continua a essere incolpato dai repubblicani e da Donald Trump di aver portato il costo della vita a un livello troppo elevato.

Intanto ci si attende la prossima decisione della Banca centrale europea: con buone probabilità ci sarà il primo taglio a giugno, dopo che per due anni la Bce aveva seguito come un’ombra le decisioni della Fed. Su questo alcuni analisti non sono positivi.

Anzi, sostengono che un taglio anticipato rispetto a Washington potrebbe creare problemi all’euro: la moneta perderebbe valore e le importazioni dagli Stati Uniti aumenterebbero il loro costo, cosa che potrebbe creare problemi soprattutto nel settore dell'energia.

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