Europee, Meloni-Schlein e il confronto tv (senza data né location): la doppia strategia e la polarizzazione che non serve

Europee, Meloni-Schlein e il confronto tv (senza data né location): la doppia strategia e la polarizzazione che non serve
di Francesco Malfetano
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Lunedì 6 Maggio 2024, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 00:05

Per lo stallo alla messicana bisognerebbe essere in tre. Per quello all'italiana invece, bastano e avanzano una premier e una leader dell'opposizione. Dopo settimane passate a rinfocolare la prospettiva di un imminente scontro televisivo, per Giorgia Meloni ed Elly Schlein non solo non c'è ancora una data, ma neppure una location. L'unica certezza, duelli a parte, è che l'agognata polarizzazione della corsa verso le Europee non serve a nessuna delle due. La prima, perché i sondaggi la danno già - in linea con gli obiettivi di partenza - oltre il 27% e con una narrazione del "buon governo" che è considerata molto più utile dello scontro a viso aperto con chi, come Schlein, oggi sta incidendo relativamente poco.

Meloni e Schelin, le priorità

Per di più in una fase in cui l'obiettivo è non farsi drenare consenso da chi, come la Lega di Matteo Salvini, le prova tutte per ringalluzzire una certa destra.

La seconda, invece, perché è più interessata al non "scoprirsi" rispetto a chi la insegue che a lanciare la rincorsa su chi la precede (FdI). Tradotto: la priorità in questa fase è arginare il Movimento 5 stelle (al 16% delle preferenze secondo le ultime rilevazioni, rispetto al 20,5% dem) e, quindi, anche gli inevitabili attacchi all'esecutivo vanno tarati in modo da non schiacciarsi troppo. Un esempio? La bastonata assestata all'animo riformista di via del Nazareno abbracciando il referendum della Cgil contro il Jobs Act. 

La polarizzzazione

È la doppia strategia Meloni-Schlein. Entrambe consapevoli che la polarizzazione del consenso è più utile quando al voto manca pochissimo, corre su binari paralleli. La dem "tiene in caldo" il dualismo criticando duramente Ursula von der Leyen per aver aperto ai conservatori meloniani e puntando il dito contro la ministra Santanché e contro i tagli alla Sanità. La premier invece, fa il compitino in questo senso, incalzandola solo quando non se ne può davvero fare a meno. «Schlein sta con noi, dalla parte di chi vuole combattere i nuovi schiavisti, o dalla parte dell’immigrazione illegale di massa?». Meloni in altri termini, complice il booster di consenso che le dà la sua candidatura in prima persona, non ritiene di dover calcare troppo la mano in questa fase. Il voto "anti-sinistra" è già incamerato. L'obiettivo è concetrarsi su ciò che ha più impatto sui cittadini che la valutano per ciò che fa a palazzo Chigi. E quindi ecco le riforme (Premierato, giustizia e autonomia), ecco l'attenzione nei confronti delle categorie più incisive in questo momento (agricoltori, forze dell'ordine, balneari e imprenditori) ed ecco i programmi simbolo. Nel giro di due settimane la premier conta infatti di produrre la prima versione concreta del Piano Mattei, di inaugurare la palestra Delphinia bollinando come valido il "modello Caivano" e, ma qui le incognite sono maggiori, portare il più avanti possibile il modello albanese. 

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