Nelle Marche maglia nera le donne fanno l’impresa: «Green, giovani e digitali»

Nelle Marche maglia nera le donne fanno l’impresa: «Green, giovani e digitali»
di Martina Marinangeli
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Domenica 19 Maggio 2024, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 11:18

ANCONA - Una perenne lotta contro le difficoltà della conciliazione tra tempi di lavoro e famiglia e con la diffidenza delle banche nel concedere il credito per gli investimenti aziendali. Ma nonostante le criticità, figlie di pregiudizi difficili da abbattere, l’imprenditoria marchigiana declinata al femminile non solo resiste, ma dimostra lungimiranza e capacità di analisi nelle sfide del futuro, puntando su tecnologia e sostenibilità. E in molti casi a guidare le aziende della pink economy sono giovani donne. Nella nostra regione sono 35.480 le imprese femminili, ma nell’arco di un anno ne abbiamo perse per strada oltre 1.200.

La flessione

Un ridimensionamento del 3,39% - concentrato soprattutto nell’Anconetano e nell’Ascolano - che ci rende maglia nera d’Italia. Nell’ambito di una generalizzata tendenza al restringimento della base imprenditoriale rosa, le province più virtuose sono Macerata (8.330 imprese femminili, con incidenza del 24,2% sulle aziende totali della provincia), e Fermo (4.583; 23,9%). «È evidente che esista un ritardo culturale del nostro Paese rispetto ai ruoli di genere, le quote rosa, i differenziali tra i salari e credo che la situazione attuale esiga correttivi di tipo politico, economico, sociali e di welfare - il j’accuse di Federica Capriotti, Comitato imprenditoria femminile della Camera di Commercio delle Marche - Ma visto che sono un’imprenditrice e sono abituata a essere ottimista e fiduciosa, guardo ai Governi europei, che su queste tematiche hanno tracciato la strada verso un futuro migliore».

La mano tesa

E l’ente camerale fa anche qualcosa di più concreto: domani si aprono i termini per partecipare al bando Impronta d’impresa rivolto alle micro, piccole e medie imprese femminili che si siano distinte per aver sviluppato progetti aziendali innovativi dal punto di vista della valorizzazione del patrimonio culturale e della promozione del turismo, Made in Italy ed internazionalizzazione, del miglioramento delle condizioni ambientali, del grado di digitalizzazione e dell’applicazione delle nuove tecnologie 4.0. Al primo classificato andrà un premio da 5mila euro, che passa a 2.500 euro per la medaglia d’argento e a 1.500 per quella di bronzo. L’azienda che si piazzerà al quarto posto ne andranno 1000. «In questi anni, nel corso delle varie edizioni di Impronta d’impresa, ci siamo rese conto di quanto le realtà a titolarità femminile siano propense a innovazione e sostenibilità, ovvero le due direttrici dove si sviluppa la doppia transizione necessaria alle nostre economie - osserva Capriotti - Oltre il 15% delle start up marchigiane sono femminili, quota decorosa ma che deve migliorare, ed è per questo che tali imprese vanno supportate e valorizzate». E il terreno della pink economy sembra essere particolarmente fertile da questo punto di vista: «Non è un caso che nelle Marche è proprio tra le imprese a titolarità femminile che si registra una maggiore presenza di under 35». Un processo che richiede però tempo. L’impronta femminile sui settori di attività economica si modifica piuttosto lentamente nel tempo e quindi anche i dati aggiornati al 31 dicembre 2023 confermano nelle Marche tassi di femminilizzazione più marcati nelle attività di servizi, con 4.058 imprese rosa (57,5% del totale) seguite dal settore della sanità e assistenza sociale, nel quale la presenza femminile è di 390 unità per un’incidenza sul totale di settore del 39,6%. Sul terzo gradino del podio si piazza poi l’istruzione, con 218 imprese femminili e un tasso di femminilizzazione del 31,9%. Sebbene nel tempo molto sia stato fatto, ancora tanto - troppo - resta da fare per raggiungere una parità di genere nel senso più ampio dell’espressione.

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