Uno smartwatch per tutelare le donne vittime di violenza, dotato di gps e registratore. Si chiama Mobile Angel, il progetto inserito nel protocollo tecnico di intesa firmato ieri dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, e dal comandante provinciale dei carabinieri, il generale di brigata Marco Pecci. Arriva così anche nella Capitale - la sperimentazione inizierà a giugno - l’orologio che permette alle vittime di poter lanciare una richiesta di aiuto istantanea alla centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri.
«Uno strumento che sposta l’attenzione del fenomeno e dei reati dal soggetto indagato alle vittime», ha spiegato Lo Voi, sottolineando che si tratta di una «circostanza che ha una valenza culturale non secondaria, perché in questo modo lo Stato è in grado di mettere in condizione la vittima di potersi difendere e diventare soggetto attivo del fatto». «È un ausilio che va in direzione della prevenzione e della messa in sicurezza soprattutto dei casi più delicati per alleviare anche il portato emotivo che si innesta in queste circostanze», ha dichiarato Pecci.
COME FUNZIONA
Mobile Angel è un servizio avviato nella Capitale dalla collaborazione tra Arma dei carabinieri e Soroptimist International club di Roma, Roma Tre e Roma Tiber, e interamente finanziato dalla Fondazione Lottomatica. Verrà consegnato dai militari alle vittime di violenza, di intesa con il magistrato che segue le indagini.
Si tratta di un dispositivo di allarme da polso con le sembianze di un normale smartwatch.
I NUMERI
«Un sistema che conferma ancora una volta l’impegno costante sia della polizia giudiziaria che della procura e la ricerca di tutte le soluzioni possibili per contrastare ma anche prevenire questo tipo di fenomeno che è sempre più diffuso», ha affermato Lo Voi.
I numeri infatti non sono incoraggianti. Il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha spiegato, durante la presentazione del nuovo dispositivo, che «nel 2023 sono stati 3.737 i procedimenti attivati dalla procura» e che le proiezioni fatte sui dati del primo trimestre di quest’anno restituiscono la stessa tendenza. «Per questi procedimenti - ha proseguito Cascini - abbiamo formulato 884 casi di richieste di misura cautelare, quasi tre al giorno. Di queste 414 sono misure cautelari, 332 in carcere, 57 domiciliari, 25 i ricoveri in casa di cura». Dati allarmanti arrivano anche dai carabinieri. «L’arma ha realizzato 470 interventi negli ultimi 6 mesi, 82 le persone arrestate ((di cui 16 in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare) e 322 quelle denunciate. Abbiamo un’incidenza di tre o quattro casi al giorno», ha affermato Pecci.