La prima udienza è stata rinviata al 18 ottobre per due difetti di notifica. Sotto i riflettori il periodo in cui Paolo Gianlorenzo era il direttore dell’Opinione di Viterbo. Tra le accuse, tentata estorsione, corruzione, peculato, concussione, minacce, appropriazione indebita, abuso d’ufficio e detenzione abusiva di armi.
Veleni in redazione. L’inchiesta del pm Massimiliano Siddi è partita nel 2011dalle denunce di un gruppo di redattori dell’Opinione e dalle querele del politico-imprenditore col pallino del pallone Piero Camilli e dell’allora consigliere regionale del Pdl Francesco Battistoni. Nel 2012 è deflagrata quando, con l’implicazione di Angela Birindelli, sono finite sotto la lente degli investigatori della Polstrada le edizioni 2011 e 2012 del Vinitaly, coinvolgendo i vertici dell’Arsial.
Centrale il presunto scambio di favori tra stampa e politica: qualche migliaio di euro di pubblicità da parte dell’assessorato regionale all'Agricoltura al quotidiano diretto da Gianlorenzo da parte della Birindelli, per infangare sul giornale il rivale politico Francesco Battistoni, consigliere regionale della stessa area cui per via delle quote rose aveva sfilato l’assessorato. Alla sbarra sono finiti in otto: oltre a Gianlorenzo e Birindelli, anche l’ex patron della Viterbese calcio, l’imprenditore Giuseppe Fiaschetti; l’ex direttore dell’assessorato all’Agricoltura, Roberto Ottaviani; l’ex commissario straordinario dell’Arsial, Erder Mazzocchi; la giornalista Viviana Tartaglini, l’impiegato dell’agenzia delle entrate Luciano Rossini e la dipendente della Asl, Sara Bracoloni. Tra le parti civili Battistoni, Camilli e la stessa Regione Lazio, Tra le parti offese anche le figlie di un ex magistrato del tribunale di Viterbo, ora in pensione. Ma perché il processo entri nel vivo bisognerà aspettare ancora: il 18 ottobre è prevista solo l’ammissione delle prove.
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