Viterbo, traffico di clandestini: due arresti e 11 denunce, il supervisore è un imprenditore locale

Monia Morelli. dirigente alla Questura di Viterbo
di Silvana Cortignani
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Sabato 28 Novembre 2015, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 16:13
In manette i presunti capi del sodalizio, una coppia di pakistani cinquantenni, uno dei quali, residente a Roma, è irreperibile. Ai domiciliari il "supervisore", residente in un centro del Viterbese. Si tratta di un insospettabile imprenditore del settore alimentare, specializzato in import-export, incensurato, che di recente aveva avviato l'istruttoria per la cittadinanza italiana.

Negli ultimi sei anni, prima di volatilizzarsi, a casa dell'uomo, con una fitta rete di contatti con connazionali in tuta Europa, sarebbero transitati almeno una cinquantina di clandestini, giunti o rimasti in Italia grazie a permessi di lavoro ottenuti presentando documenti falsi all'ufficio immigrazione della questura. Il costo si sarebbe aggirato attorno ai 1500 euro a straniero: 300 euro per l'alloggio, 700 euro per il contratto, più i contributi Inps a proprie spese.

«L'inchiesta è scattata nel 2014, in tempi non sospetti - ha spiegato la dirigente Monia Morelli - su impulso della Digos di Firenze, che ci ha segnalato come residente nella Tuscia un pakistano fermato per alcune scritte anarchiche sul muro dell'università, che in realtà era solo transitato a casa del pakistano». Con l'occasione la dirigente, in merito all'attuale allarme terrorismo, ha sottolineato come sia alta la guardia nei confronti di chi arriva da aree a rischio del Nordafrica, Maghreb e Medioriente: «Il monitoraggio è costante da sempre, conosciamo associazioni islamiche, comunità, gruppi, mentre si è intensificata la vigilanza sugli obiettivi sensibili. Ampliata, dopo i fatti di Parigi, ai luoghi di aggregazione».