Viterbo: una stagione per il Teatro Unione, subito il bando

Viterbo, il Teatro Unione
di Carlo Maria Ponzi
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Giovedì 15 Giugno 2017, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 14:54
Il teatro Unione è dunque di nuovo operativo. Ma Palazzo dei Priori riuscirà a garantire, come da impegno sottoscritto con la Regione, una apertura di almeno 80 giorni all’anno? Abbiamo girato la domanda a Gian Maria Cervo, drammaturgo, direttore del festival “Quartieri dell’arte”, in procinto di partire per l’Università di Oxford, dove sarà presentato il progetto Eu Collective Plays!.
“Lo chiede a me? Non sono stato neanche invitato da questa amministrazione e non mi pare che ci fossero esponenti delle altre realtà culturali viterbesi presenti in sala. Ho visto le immagini dell’apertura sugli organi di informazione. Che tristezza vedere la platea mezza vuota e i palchi deserti. L’apertura di un edificio così importante per la città meritava qualcosa di più”.
 
Cosa dovrebbe farne l’amministrazione del Teatro?
“Dobbiamo chiederci se Viterbo debba essere centro o colonia. Il rischio che il capoluogo diventi un serbatoio per realtà che hanno interessi addirittura contrari al suo  sviluppo è molto serio. Il tema della produzione culturale deve essere centrale soprattutto in questo momento storico della società italiana nel quale la ricerca di coesione deve rappresentare il valore più importante. Solo la produzione culturale può crearla, tutto il resto è sfruttamento delle risorse da parte di poteri e interessi esterni alla Città”.
 
Che ruolo può avere l’Unione in tema di sviluppo?
“Luogo di dialogo tra punti di vista e prospettive sociali che normalmente non dialogherebbero e può essere l’occasione per uno sviluppo economico e per la promozione dell’immagine della città a livello nazionale e globale”.
 
Chi dovrà gestirlo?
“Un soggetto scelto secondo criteri di assoluta trasparenza e con l’idea di promuovere la produzione culturale locale,  dando una chance di evoluzione a tutte le realtà del territorio che operano nello spettacolo dal vivo e oltre. Ci vuole ambizione e fiducia nelle eccellenze viterbesi anche perché la vigente normativa Mibact offre opportunità di sviluppo per la produzione culturale dei territori, a vario titolo. Credo che sul tema della produzione locale e su cosa debba essere il teatro non ci si debba raccontare favole: la produzione locale la si promuove se a coordinarla è un organismo locale o un gruppo di operatori locali. Ma forse l’amministrazione di questi criteri non vuole sentirne parlare”.
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