Viterbo, muore in ospedale: la Asl condannata a pagare oltre 300mila euro

Viterbo, muore in ospedale: la Asl condannata a pagare oltre 300mila euro
di Federica Lupino
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Martedì 7 Giugno 2016, 13:49 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 14:22
La Asl condannata a pagare 327.980 euro come risarcimento per la morte di una paziente montefiasconese di 88 anni nel dicembre 2010. L’azienda sanitaria locale dovrà risarcire le figlie della donna, corrispondendo loro 163.990 euro a testa. Il motivo? È riportato nella stessa delibera con cui la Cittadella stanzia la somma: “La signora è deceduta a causa della sospensione del farmaco anticoagulante da parte del personale sanitario, mentre era ricoverata presso l’ospedale di Montefiascone, reparto di geriatria”.

Subito dopo la morte, i famigliari hanno sospettato che qualcosa non fosse andato per il verso giusto. Si sono pertanto rivolti allo studio legale Di Silvio a Grotte di Castro. Dopo essersi confrontate con l’avvocato, le figlie hanno deciso di intentare una causa civile per chiedere il risarcimento del danno. "Dalla documentazione prodotta – spiega il legale Angelo Di Silvio – è emerso che la signora era ricoverata a Montefiascone (per scompenso cardiaco, ndc), dove le è stato sospeso il trattamento anticoagulante. Quindi, a seguito di un malore, è stata trasportata a Belcolle dove hanno riscontrato episodi ischimici e trombosi acuta". L'anziana è stata infine trasferita a Villa Santa Margherita dove è deceduta.

"Secondo il perito – continua il legale – la sospensione del trattamento anticoagulante è stata troppo repentina e ha causato le ischemie che hanno portato alla morte. Quindi, se avesse ricevuto una terapia adeguata non avrebbe avuto quegli attacchi. Per questo, il giudice ha liquidato il danno da morte riconoscendo l'imperizia e negligenza del personale sanitario".

Il giudice del Tribunale di Viterbo, con sentenza numero 160 del 2016, pubblicata il due febbraio e notificata alla Cittadella il 5 dello stesso mese, ha quindi condannato l’azienda al pagamento. In ogni caso, la Asl potrebbe comunque ricorrere in appello. 
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