Viterbo, il Comune ha i conti in rosso: mancano sette milioni di euro

Viterbo, il Comune ha i conti in rosso: mancano sette milioni di euro
di Luciano Costantini
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Venerdì 1 Maggio 2015, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 18:55
Talete, ma non solo. A consultare il libro dei conti di palazzo dei Priori si scopre che alla fine di quest'anno nelle case comunali mancheranno quasi sette milioni di euro: 3.900.000 per la mancata riscossione dei crediti vantati verso il gestore del servizio idrico e altri 2.800.000 che semplicemente verranno meno perché si stanno riducendo gli introiti. I debiti della Talete potranno essere ammortizzati, come prevede un provvedimento del governo, nell'arco di trenta anni (120.000 al mese).

Operazione estremamente difficile, se non impossibile. I restanti 2 milioni e ottocentomila euro dovrebbero arrivare da tagli non ancora individuati e quantificati.

Alle minori entrate degli ultimi anni hanno fatto riscontro speculare le sforbiciate dei cosiddetti trasferimenti dallo Stato e dalla Regione. Nel caso di Viterbo i fondi di solidarietà comunale (cioè i soldi elargiti ai Comuni) in tre anni sono stati ridotti di circa 4 milioni. In particolare, al primo gennaio del 2014 le risorse statali aggiuntive erano ammontate a 2.967.000 euro, ridotte a soli 967.000 euro al 31 dicembre. Ancora peggiore il quadro al primo gennaio del 2015 con palazzo dei Priori addirittura in debito di 852.000 euro in base alla contabilità dei pagamenti Imu. I trasferimenti dalla Pisana sono passati dagli 8.111.000 del 2010 ai 6.719.000 del 2012.

Con questo scenario il solo pensare a una fase due della spending review, all'assessore Luisa Ciambella, fa venire l'angoscia: «Il fatto è che abbiamo ridotto le spese in tutti i comparti della macchina comunale: dalla polizia urbana agli uffici. Il momento è difficile e dobbiamo poter contare sulla collaborazione di tutti». Come dire, si è raschiato il barile.

La responsabile del Bilancio di palazzo dei Priori non ipotizza dove, quando e se ricorrere alle forbici, ma non serve molta fantasia per immaginare che i settori sotto tiro sono sempre e inevitabilmente gli stessi. I soliti noti: servizi sociali e fisco. O si tagliano i primi (mense, trasporti, solidarietà) o si alzano le tasse. O si fanno tutte e due le cose insieme. Una terza via, per adesso, non è data.