Viterbo, inutile l'ultimo documento: giunta Michelini al capolinea

Viterbo, inutile l'ultimo documento: giunta Michelini al capolinea
di Massimo Chiaravalli
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Domenica 24 Gennaio 2016, 18:28
Viterbo pronta a seguire il modello Marino. Tutte le strade della crisi portano a Roma: martedì l'incontro con i vertici nazionali e regionali del Pd, poi la caduta dell'amministrazione Michelini potrebbe essere una fotocopia di quella capitolina.
Ormai si tratta solo di capire cosa diranno il vice di Matteo Renzi, Lorenzo Guerini, e il segretario regionale Fabio Melilli. Martedì incontreranno il capogruppo Francesco Serra, il segretario provinciale Andrea Egidi, quello dell'unione comunale Stefano Calcagnini e il vice sindaco Luisa Ciambella. Quasi una formalità: l'ultimo passaggio delle consultazioni prima del #tuttiacasa invocato anche dalla minoranza è solo una forma di rispetto verso il partito. A meno che proprio a Roma non escano conigli dal cilindro, i sette dem dissidenti (che però in aula nel Pd sono maggioranza) si vedranno per decidere come e quando chiudere l'esperienza. A metà corsa, dopo 20 anni di destra.
L'ipotesi più probabile non è la mozione di sfiducia, riproposta dal Movimento Cinque Stelle, ma proprio il modello Marino: un notaio, le 13 firme dell'opposizione e le 7 dei democrat ribelli. In tutto 20, anche se ne basterebbero 17.
Di certo non sono intenzionati ad attendere il 24 febbraio, ultimo giorno utile per evitare le urne il 12 giugno. L'alternativa è dimettersi in aula (il consiglio si volgerà al massimo il 2) al cospetto della segretaria generale, soluzione più politica. Tre dei sette ieri hanno dato l'estrema unzione al comune: non invitati, pur avendone diritto, si sono presentati lo stesso all'unione comunale allargata per parlare di Giubileo, ma non solo. Hanno ascoltato il sindaco e se ne sono andati. A nulla è valso il mezzo mea culpa di Michelini. «Capisco che il coinvolgimento meriterebbe attenzione maggiore, più incontri – ha detto – dove discutere. Ci fossero stati, avremmo evitato certe situazioni. Mi prendo la mia responsabilità, forse neanch'io li ho favoriti». E a poco servirà il documento a suo sostegno votato all'unanimità. Nonostante le citazioni di Sandro Pertini e Aldo Moro.

 
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