L’agente era stato a una delle tante feste patronali che in provincia si svolgono nel weekend ferragostano, quando i Cimini e la costa di Tarquinia si riempiono di villeggianti e di chi, lavorando fuori, rientra a casa per godersi la compagnia dei familiari. Forse credeva che mostrando il tesserino non sarebbe stato controllato più di tanto, passandola liscia. Oppure ha manifestato un insolito nervosismo al momento dell’alt, tanto da insospettire i carabinieri. O chissà, a tradirlo potrebbe essere stata l’imbeccata di qualche informatore che ha messo sulla pista giusta gli investigatori (ma su come è maturato l’arresto, bocche cucite tra gli inquirenti), fatto sta che l’agente - di grande esperienza, in prima linea nei fatti di nera romani - è stato pizzicato con quattro grammi di cocaina.
Una “leggerezza” che gli è costata cara: quanto basta per spedirlo in carcere. Stamattina sarà processato per direttissima davanti al giudice del Tribunale del Riello. Per lui, con tutta probabilità, scatterà la sospensione. Quando i militari l’hanno fermato, non sono mancati momenti di imbarazzo. E purtroppo non è la prima volta che agenti delle forze dell’ordine della Capitale finiscono in manette. Poche mele marce invise ai tanti colleghi che lavorano sodo per mettere gli spacciatori dietro le sbarre. Nel 2013 due poliziotti del commissariato Casilino furono scoperti a piazzare cocaina tra i consumatori della periferia Est. Otto anni prima, nel 2005, a sconquassare San Vitale fu la retata che coinvolse 8 agenti del commissariato Trastevere: al posto della cocaina sequestrata e destinata al macero, mettevano polvere bianca per poi rivendere tutto all’esterno. Mele marce, appunto.
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