«Prima chiedevo l’ISEE, ora mi accontento di nome e cognome. Perché davanti a chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena la burocrazia può essere messa da parte».
Racconta ma sceglie l’anonimato il sacerdote viterbese perché, spiega, «i riflettori non fanno per i preti e gli applausi vanno alle decine di volontari e donatori che ogni giorno lavorano per aiutare chi è in affanno. Sono loro la speranza, e la gemma più bella, in mezzo a questa devastazione».
L’anno è iniziato come forse peggio non avrebbe potuto, «la situazione è tragica» aggiunge, con una crisi che morde, numeri di famiglie in difficoltà in crescita e un profilo di rischio che cambia velocemente connotati.
Se prima alla porta di associazioni di volontariato, parrocchie e servizi sociali bussavano soprattutto stranieri, lavoratori sprovvisti delle garanzie contrattuali, e famiglie monoreddito con figli a carico e stati di disagio economico già segnalato, la platea adesso si è allargata a operai e piccoli imprenditori.
«Tra chi aspetta la cassa integrazione e chi non vede ancora arrivare i ristori promessi sono tanti quelli che necessitano di un sostegno- continua il sacerdote - Quello che una volta era considerato ceto medio adesso non esiste più: disintegrato da una precarietà che la pandemia ha peggiorato».
Un’emergenza che va avanti da marzo, attenuata durante l’estate, e ripresa con maggior violenza in autunno con lo scoppio della seconda ondata il picco sociale della quale potrebbe arrivare alla fine di marzo, quando cadrà il vincolo per i licenziamenti.
Tra le richieste non solo alimentari, ma vestiti, soldi per pagare affitti, bollette, medicine quando non un posto letto.
Due pacchi al mese con beni di prima necessità e, più di qualche volta, quello che si riesce a raccogliere durante le messe. «Ma grazie va detto anche all’amministrazione comunale che ha aumentato i sostegni a cominciare dall’erogazione di buoni spesa», spiega il sacerdote.
E da Palazzo de priori, fonte assessorato ai servizi sociali, proprio nei giorni scorsi, con una prima riunione informale è stata lanciata una cabina di regia per monitorare la situazione e programmare gli interventi.
«La risposta che ha dato il Comune è stata energica – spiega Antonella Sberna, assessore ai servizi sociali - . Nell’ultimo bilancio sono stati votati all’unanimità provvedimenti di intervento sociale di alcune centinaia di migliaia di euro. Ora stiamo partendo con questo nuovo progetto che coinvolge realtà associative, religiose, sociali e la protezione civile, in prima linea durante l’emergenza. Mai come ora è importante essere uniti».
Obiettivo della cabina di regia, nel dettaglio, non solo coinvolgere tutte le forze in campo ma aumentare l’efficace dei sostegni senza dispersioni.
«L’idea è semplice – continua Sberna -. Se lavoriamo come un’équipe e non come soggetti separati avremo la possibilità di limitare le disparità. Monitorando le richieste e i soggetti riceventi cioè eviteremo che famiglie abbiano il doppio e altre nessun aiuto. Purtroppo la situazione non è in via di soluzione. Stiamo vedendo ora gli effetti della pandemia, ci aspettano mesi difficili».