Covid, boom di richieste per il sussidio di disoccupazione. La Cisl: «Rischio emergenza sociale»

Covid, boom di richieste per il sussidio di disoccupazione. La Cisl: «Rischio emergenza sociale»
di Luca Telli
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Venerdì 9 Aprile 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 17:28

Emergenza lavoro, a soffrire la crisi soprattutto giovani e donne. A un anno dallo scoppio della pandemia la Tuscia non fa eccezione confermando il dato nazionale fornito dall’ISTAT. Uno spaccato dei mesi difficili che sta attraversando la Provincia lo fornisce il segretario provinciale della CISL Fortunato Mannino.

«Dal primo marzo 2020 a oggi abbiamo ricevuto 1416 richieste di accesso alla NASpI, 851 sono donne e 563 uomini. Numeri pesanti se paragonati a quelli dell’anno precedente, ancora di più perché insistono su un territorio depresso che fatica rispetto a tante altre zone del Paese».

Se l’emorragia occupazionale femminile rappresenta un problema legato in parte alla mancanza di ammortizzatori sociali e strutture in grado di sostenere adeguatamente le donne lavoratrici, la vera emergenza restano i giovani, sempre meno in una provincia che invecchia rapidamente e sempre più in fuga. «Il lavoro non c’è, questo è il dato. Esportiamo manodopera specializzata e ne importiamo a bassa qualifica. Non è questo il modello di crescita giusto per garantire la sopravvivenza al territorio», continua Mannino.

Che poi aggiunge: «Dobbiamo adeguarci alle situazioni che cambiano e alla svelta. Oggi non possiamo pensare di scardinare un sistema, seppure fatiscente, in piedi da decenni perché la prima esigenza è quella di restare in piedi. Ma da domani serve una riflessione collettiva per ricostruire un piano virtuoso in grado di generare offerta.

Partire dal turismo e dall’ambiente, in un’area senza grandi industrie come la nostra, potrebbe essere un inizio».

Il governo, da parte sua, sta cercando di rispondere con una serie di strumenti. Il Dl Sostegni su lavoro, imprese, famiglia, istruzione, sanità è un primo passo. «Interventi apprezzabili ma che rischiano di rimanere un palliativo per altro a metà. Non sono sufficienti per evitare che la crisi economica generi anche una insostenibile emergenza sociale – spiega Mannino – Da qui a fine anno il rischio di vedere per strada tanti nuovi poveri è concreto».

Oltre che dalle politiche occupazionali e da una riforma del lavoro necessaria dopo che negli ultimi due decenni la strada intrapresa ha mostrato tutti i suoi limiti, la diminuzione del tasso di disoccupazione passa anche dal rilancio delle grandi opere infrastrutturali l’inizio della quali ha subito continui rallentamenti e rimandi. Il primo pensiero va soprattutto alla Orte Civitavecchia, il completamento della quale andrebbe a riaccendere non solo il motore dell’edilizia ma quello della sua lunga filiera di sostegno.

«Aspettiamo la decisione del TAR il prossimo 26 maggio e che, dopo quella data, il commissario ci metta le mani – conclude Mannino -. La politica ha le sue responsabilità in questi ritardi. Basta con i no a priori. Chi ha la responsabilità di prendere decisioni deve iniziare a farlo».

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