Edilizia, la crisi morde il settore. Per l'Ance «cig anticipata dalla imprese, ma serve un piano per ripartire»

Edilizia, la crisi morde il settore. Per l'Ance «cig anticipata dalla imprese, ma serve un piano per ripartire»
di Luca Telli
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Domenica 12 Aprile 2020, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 11:18
Snellire la macchina burocratica, dare impulso alle opere pubbliche e stop ai veti incrociati della politica sulle grandi opere: tradotto, completare i cantieri cruciali incompiuti a cominciare dalla Trasversale Orte – Civitavecchia. Guarda al futuro Andrea Belli, presidente dell’ANCE provinciale. A quando il virus allenterà la presa e bisognerà pensare a ricostruire.

Di macerie da togliere ce ne saranno parecchie, con una crisi che, nel settore edilizio, ha toccato l’acme nei primi anni del decennio scorso e, come un parente indesiderato, non se n’è mai andata del tutto. Parlano le statistiche, con il 30% delle aziende in difficoltà a fine 2019, destinate a gonfiarsi già nel prossimo semestre definito catastrofico da Unindustria. Parlano, e fanno molto più male, le richieste per gli ammortizzatori sociali.

Più di 4000 le domande arrivate, in pochi giorni, alla Cassa Edile alla EdiliCassa nel Lazio; numero che va moltiplicato per nove e racconta di 36000 impiegati nel settore in difficoltà, 2219 nelle Tuscia per i quali, in questa prima fase, si sono fatti garanti gli imprenditori. «La maggior parte di quelli che aderiscono all’Ance hanno anticipato l’intervento statale pe tutelare i dipendenti, come è giusto che sia – continua Belli – certo è che, se la situazione dovesse durare, anche l’azienda più solida rischia di non farcela». Nonostante gli aiuti annunciati dal piano del governo, opzione che gli imprenditori non guardano con troppo favore.

La ragione, duplice: «Non ci aspettavamo finanziamenti a fondo perduto ma indebitarsi per far fronte una situazione di emergenza di solito non è una buona mossa – dice – Inoltre, l’accesso al credito non sembra garantire chi versa in una situazione economica già difficile. È un aspetto che va rivisto e approfondito». Di fatto, l’unico beneficio sembra quello di posticipare il picco dei decessi delle aziende di un paio di mesi. «Il lavoro, a parte piccole eccezioni come l’edilizia sanitaria, è fermo. Ma più che con finanziamenti la politica può e deve intervenire con altri strumenti: il primo, e più importante, è quello che allenta il nodo delle burocrazia che significa tempi rapidi e risposte certe».

Tematiche che dovranno essere affrontate in un piano di rilancio del settore, la medicina immediata per il quale è solo una. «Dobbiamo riprendere a lavorare prima possibile – conclude – in piena sicurezza, senza correre rischi inutili, ma la macchina va riaccesa».
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