“Dalla Fondazione Caffeina – sottolinea l’attrice – ho ricevuto carta bianca nel confezionamento del cartellone. Ho subito pensato a Rezza, che seguo da quando avevo venti anni (ora ne ha quaranta, ndc), perché la sua follia artistica fa il paio con la follia di Filippo Rossi e Andrea Baffo: far rinascere, in accordo con la Curia, il San Leonardo, e restituirlo alla città come struttura polivalente dove la programmazione teatrale avrà un peso non indifferente”.
Torniamo a “Pitecus”, uno spettacolo che viene rappresentato periodicamente dal 1995 e che analizza il rapporto tra l'uomo e le sue perversioni. Con le sue trasformazioni corporee e grazie alla incredibile mobilità del volto, Rezza riesce a raccontare tanti personaggi: “un andirivieni di gente – sottolinea Canfora - che vive in un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici e aggressivi anche argomenti delicati”.
Sulla scena prendono così corpo e sostanza laureati, sfaticati, giovani e disperati “alla ricerca – ha spiegato lo stesso Rezza - di una occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un’identità che li aiuti ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro, persone che tirano avanti una vita ormai abitudinaria, individui che vendono il proprio corpo in cambio di un benessere puramente materiale, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali esteriori e superficiali”.
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