"Una scuola non può essere sfrattata": l'appello del direttore del Cpia a Provincia e Comune

La sede del Cpia di Viterbo
di Renato Vigna
3 Minuti di Lettura
Sabato 17 Giugno 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 17:08

"Una scuola non può essere sfrattata. Richiediamo soltanto che non siano in alcun modo gli studenti, tutta la comunità della città e provincia di Viterbo a pagare questa situazione di non chiarezza, andando a ledere il diritto Costituzionale all’istruzione”. A parlare è Romeo Di Leo, dirigente scolastico del Cpia Giuseppe Foti, che fa appello a Palazzo Gentili e a Palazzo dei Priori dopo la notizia data dal Messaggero che il primo vuole tornare in possesso dei locali di piazza Fani, dove attualmente è ospitato il centro per l’istruzione degli adulti, chiedendo al secondo di trovare una nuova sede.

Di Leo parla di “conflitto di attribuzione di competenze tra i due enti locali” e sottolinea di non voler entrare nel merito. Ma specifica che “il Cpia è una scuola pubblica che svolge un ruolo fondamentale nell’erogare servizi di istruzione, rivolti in prima istanza a tutta la comunità e più in particolare alla sua parte più svantaggiata”, pertanto auspica una soluzione positiva.

“Se è vero che mediante apposita nota, la Provincia di Viterbo ha comunicato la sua volontà di liberare i locali attualmente assegnati al Cpia tramite un decreto della stessa Provincia, dal 2018, è altrettanto vero – scrive Di Leo - che il Comune di Viterbo nella risposta alla suddetta nota non riteneva una propria competenza dover fornire i locali al centro, rinviando nuovamente tale compito alla Provincia ed evidenziando in ogni caso l’impossibilità di trovare una soluzione alternativa idonea nei tempi estremamente ristretti prospettati dal presidente Alessandro Romoli”.

Un rimpallo di responsabilità che anche lo Snals, tramite la segretaria Brunella Marconi, ha chiesto venga superato soprassedendo allo “sfratto” almeno per il prossimo anno scolastico.

Il dirigente continua ribadendo che “il Cpia, come scuola pubblica aperta a tutta la cittadinanza e in modo specifico alla parte più svantaggiata della stessa non può e non deve essere ‘sfrattato’, quasi che fosse possibile interrompere un pubblico servizio o anche soltanto depotenziarlo e ‘mettere per strada’ banchi, attrezzature, docenti, collaboratori, personale amministrativo e soprattutto gli studenti”. Di Leo fa quindi appello al dialogo tra gli enti locali e al loro senso di responsabilità istituzionale, affinché la “scuola sia ‘confermata o accompagnata’ nella propria sede di assegnazione, pienamente idonea a svolgere ed eventualmente potenziare le proprie attività per il territorio”.

In definitiva, il dirigente chiede “che ci sia un reale spirito di collaborazione tra le due amministrazioni, al fine di poter congiuntamente comunicare eventuali variazioni o conferme definitive su quale sia l’ente locale deputato a fornire o a continuare a fornire una sede idonea alla scuola per adulti”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA